ALIENANTE


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Q - R

Recensioni Film

QUELLA VILLA ACCANTO
AL CIMITERO

Il professor Norman si trasferisce con la famiglia in un paesino e va ad abitare in una villa appartenuta ad un altro professore per continuare i suoi esperimenti. Pare pero' che il professore precedente sia morto nella stessa villa e presto sinistre manifestazioni si presenteranno dinanzi agli occhi dei presenti. Alla fine si scoprira' che all'inetrno della casa vive ancora il folle e crudele Dott.Freudestein che ,creduto morto da tutti, prosegue invece i suoi esperimenti su cavie umane che vengono poi brutalmente uccise. Fulci dimostra in questo film di saper creare atmosfere da incubo alternate da momenti molto truci (ottimi gli effetti splatter di Giannetto De Rossi). Ci sono momenti allucinanti nella storia (la scena dove la moglie del professore scopre una lapide tombale sotto il pavimento di casa oppure il triste e crudele finale) ma la sceneggiatura balla da morire e la pellicola alla fine risulta piuttosto confusa e sconclusionata. Un peccato perche' Fulci sa raggiungere apici horror davvero alti ed ha uno stile personalissimo nel raccontare le sue storie. Aldila' di tutto un buon horror inferiore pero' ad altre grandi pellicole del maestro romano.




QUELLA VILLA IN FONDO
AL PARCO ( RAT-MAN )

Giuliano Carnimeo (alias Anthony Ascot) firma questo trash ambientato a Santo Domingo che è entrato fra i classici del nostro cinema di serie-b. La fumettosa storia narra di un esperimento genetico che da origine ad un mostruoso essere che risulta come l'incrocio fra un ratto ed una scimmia. Il mostriciattolo sfugge al controllo del suo creatore e se ne va un po' in giro a combinare danni. Nella vicenda entreranno ,loro malgrado, anche una formosa modella ed uno scrittore di romanzi horror improvvisato detective (..sigh..). Aldilà che per il bel corpo dell'Eva Grimaldi e per la presenza del sempre grande David Warbeck il film in questione si segnala per l'incredibile figura dell'uomo-topo. Difatti il mostro non è frutto di un lavoro di make-up bensi' è interpretato da un povero "freak", tale Nelson Aquino de la Rosa, che è alto solo 70 cm. E' piuttosto triste, invero, veder il povero scherzo della natura venir sfruttato per "risparmiare" sugli effetti speciali, comunque il film si segnala anche per un paio di buoni momenti. Ok, non ci troviamo di certo di fronte ad un capolavoro, ma di certo non ci si annoia e qualche buona sequenza ogni tanto balza fuori nella vicenda. Inoltre per i fan della Grimaldi, da non perdere, c'è la scena di una doccia con nudo integrale!



RABID GRANNIES

Produzione splatter belga a basso budget, distribuita dalla Troma. Una coppia di signore 92enni attende l'arrivo dei parenti per festeggiare il compleanno. Tutti i familiari si recano dalle anziane zie con un carico notevole di ipocrisia ed avidità. Difatti, ognuno di loro, ambisce a divenire padrone di parte del patrimonio delle vecchiette e cerca di far escludere gli altri parenti dal testamento. Ma, proprio durante la festa di compleanno, un "diabolico" scherzo cambierà la carte in tavola. Le due anziane signore, dopo aver subito un maleficio, si tramuteranno in demoni sbavanti ed affamati di carne umana. Ovviamente molti degli avidi parenti verranno sgranocchiati. Divertente trash horror/demenziale con una buona quantità di effetti speciali low-budget. La pellicola ha un montaggio piuttosto rozzo, attimi di stasi, gags dementi ed una regia non sempre brillante, ma ci sono alcuni momenti davvero azzeccati. Fra di essi vi segnalo il taglio della torta di compleanno e la prima trasformazione delle vecchiette. Simpatiche le due anziane attrici che passano dall'aspetto mansueto ed ingenuo a quello di ossesse indemoniate. Il make-up dei demoni è realizzato abbastanza bene ed è curioso notare che la bava che fuoriesce dalle loro bocche altro non è che bianco d'uovo. Rispetto ai tanti filmacci di serie z che la Troma ci propina, questo "Rabid Grannies" merita comunque la visione.



RAGAZZI PERDUTI
(THE LOST BOYS)

E' un peccato vedere una cosi' buona idea gettata al vento a causa di una sceneggiatura priva di mordente ed a causa di un finale davvero sciocco e risibile. Nella trama si narra di due fratelli che vanno a vivere in una cittadina americana all'apparenza tranquilla e noiosa.I due invece si troveranno a frequentare una compagnia di giovani sbandati che sono in realta' solo apparentemente umani. Si tratta di vampiri infatti e le conseguenze saranno disastrose. L'idea di presentare dei vampiri in chiave giovanilistica trasgressiva è interessante ,come dicevo prima, ma dopo la prima mezz'ora di film la storia perde colpi paurosamente.Il finale è imbarazzante per il suo essere inverosimilmente fiacco e scontato ed i personaggi (protagonista compreso) danno sui nervi.Peccato che un discreto Keifer Sutherland ,nelle vesti di crudele capo vampiro, sia sprecato e poco ispirato.Ottima comunque la fotografia di M.Chapman ed indubbiamente mirabile la sequenza aerea iniziale (che rappresenta la soggettiva del vampiro in volo).



RATS
NOTTE DI TERRORE

Bruno Mattei torna alla carica con questo fanta-horror post apocalittico che vede un gruppo di disperati alla ricerca di un rifugio sicuro. Il gruppetto arriverà in un paesino deserto nel quale deciderà di stabilirsi, visto anche il fatto che in quel luogo hanno scoperto una serra dove sono allevate piante e dove c'è acqua in abbondanza. Sembra l'inizio di una possibile rinascita ma…il gruppo ben presto scoprirà che il paese è infestato da ratti carnivori e ferocissimi. Inizierà cosi' la cruenta caccia alla preda umana. L'idea di partenza pone i presupposti per un possibile buon b-movie ma Mattei ( in arte Vincent Dawn ) vanifica il tutto con una regia assai grossolana. Gli interpreti sono pessimi ed i dialoghi sono davvero dementi. Gli assalti dei topi sono spesso e volentieri ridicoli e si vede benissimo che invece di balzare sulla vittima vengono letteralmente "gettati" nell'inquadratura! Evidentemente il budget era ultra-limitato poiché per simulare l'avanzata in branco dei topoloni (a proposito..sono semplici cavie da laboratorio cosparse d'olio in modo da sembrare feroci animalacci di fogna!) il nostro Mattei è costretto ad usare in più di un'inquadratura delle sagomine in movimento nell'oscurità ottenendo un effetto esilarante. L'unica cosa simpatica del film è il finale, che per quanto assai prevedibile, risulta piacevole. Insomma, di certo non siamo ai livelli infimi del pessimo "Cruel Jaws", ma anche in questo caso Vincent-Bruno-Dawn-Mattei ha toppato.


RE-ANIMATOR

Ecco a voi il CULT della defunta casa di produzione Empire appartenuta a Charles Band. E' la storia di Herbert West (Jeffrey Combs) e della sua ossessione principale: riuscire a rianimare cadaveri. Lo scienziato ha inventato un fluido dal colore verde fosforescente, con il quale è in grado di riportare in vita le salme o parti separate di esse. Il problema principale è che queste ultime tornano in vita con un poco invidiabile istinto omicida furioso! Saranno guai, per lui e per un giovane che, suo malgrado, si trovera' a fianco del folle West. Un film girato praticamente tutto in interni, con un budget alquanto basso, ma che è dotato di assurdi ed ottimi effetti speciali splatter. Cadaveri senza testa che vanno in giro, budella che si ribellano al loro proprietario strangolandolo, teste mozzate parlanti e ferocissime, gatti morti e putrescenti che aggrediscono chiunque...questo e tant'altro nella pellicola in questione. Tecnicamente il film è ben costruito, dotato di ritmo e con una sceneggiatura carica di ironia e citazioni. Il film è tratto (moolto liberamente) dal racconto di H.P.Lovecraft "Herbert West professione reanimatore". Il successo di questo film darà origine ad altri due sequel di cui l'ultimo, di prossima uscita in america, intitolato "Beyond the reanimator". Da vedere !



REC 2

Dopo il grande e meritato successo di “[Rec]” nel 2007 e dopo il subitaneo remake statunitense “Quarantena”, la coppia spagnola Balaguerò/Plaza ci riprova nel 2009 con un sequel che “svela” i misteri suggeriti nel primo capitolo. E probabilmente è proprio questo il limite maggiore del film in questione, poiché l'agghiacciante fascino del predecessore stava proprio in ciò che non veniva esplicato apertamente e dunque era in grado di solleticare l'immaginazione e le conseguenti inquietudini dello spettatore. La storia si aggancia direttamente al finale del primo capitolo con una piccola squadra SWAT, con medico al seguito, che viene spedita all'interno del condominio infetto per compiere una missione di recupero sopravvissuti e per raccogliere dei campioni di sangue da analizzare. Una volta dentro lo stabile però viene a galla un'altra verità, ben più subdola. Il medico si rivela essere un prete e il sangue che sta cercando non serve per analisi di laboratorio comuni. Non è una semplice infezione quella che si è scatenata all'interno del condominio, ma qualcosa di ben più grande, pericoloso e che puzza di zolfo… Alle disavventure del gruppo SWAT s'intersecano quelle di un gruppetto di ragazzini, in vena di bravate, che riescono clamorosamente ad entrare nello stabile. A tutto questo aggiungete che gli infetti sono ancora arzilli ed estremamente assetati di sangue. Era difficile creare qualcosa di innovativo, dopo che l'effetto sorpresa del primo capitolo si era ovviamente consumato, così Balaguerò e Plaza tentano lodevolmente di modificare visivamente la vicenda offrendo una multipla visuale degli eventi (attraverso le telecamere sui caschi degli SWAT ed attraverso l' handycam dei ragazzini) che si affianca al concetto, tanto in voga attualmente, del videogame cinematografico. L'utilizzo dell'HD conferisce una definizione meno “sporca” rispetto al predecessore e, in un certo senso, attualizza il film ma al contempo fa scivolare via l'alone marcio e sgradevole che aveva reso vincente il primo capitolo. I corridoi oscuri, le stanza vuote, le scalinate minacciose del condominio perdono parte del loro potere visivo poiché la tecnica di ripresa è palesemente più pulita e , purtroppo, prevedibile. “[Rec] 2” è un prodotto estremamente pregevole nella confezione che regala ancora qualche buon brivido ed attimi di tensione palpabile ma che si appoggia, per ovvie ragioni commerciali e per ovvi intenti di sviluppo di una serialità, a degli stilemi (la possessione demoniaca, la chiesa vista come deus ex machina degli eventi infausti, i posseduti che parlano come fossero Linda Blair ne “L'Esorcista”) che puzzano di vecchio e vengono gettati nella mischia sin troppo sfacciatamente. Perciò ci si ritrova spesso spiazzati, e talvolta delusi, dagli spunti che vengono inseriti nella sceneggiatura, i quali offrono sì una nuova visione sugli eventi, ma potrebbero far storcere il naso agli spettatori più scafati ed appassionati di cinema horror.

REDNECK ZOMBIES

Produzione in video distribuita dalla Troma a base di zombies e demenzialità. Un barile di liquami radioattivi viene perduto da un militare nel bel mezzo della campagna americana. Alcuni contadini lo recuperano ed usano il liquido contenuto in esso per distillare il "moonshine", bevanda alcolica che i "redneck" adorano. Ma il distillato è ovviamente tossico e provvederà, una volta ingurgitato, a trasformare i malcapitati in zombies famelici. "Redneck" è un termine americano, che letteralmente significa "collo rosso", che viene bonariamente affibbiato ai contadini. Il film in questione è una tipica produzione Troma realizzata con budget inesistente ed intrisa di gags demenziali e splatter a profusione. "Redneck Zombies" è stato girato nel Maryland da un gruppo di studenti in un anno di riprese che venivano effettuate durante i fine settimana. Nonostante la buona volontà degli autori, il risultato finale è scadente, approssimativo e caratterizzato da una recitazione obbrobriosa. Ci sono un paio di simpatiche citazioni da "Non aprite quella porta", ma per il resto siamo nel dilettantismo più puro. Anche gli effetti splatter, per quanto copiosi nella seconda parte del film, sono estremamente rozzi. Da segnalare la sequenza "psichedelica" che ci mostra gli stati di allucinazione che il "moonshine" contaminato provoca: davvero delirante e casereccia!!!




REEKER -
Tra la vita e la morte

Un gruppo di ragazzi è diretto ad un party quando, nel bel mezzo del deserto, la loro auto accusa dei problemi e sono costretti a fermarsi in un desolato Motel. Il luogo, apparentemente disabitato, ha un alone spettrale e , al calar delle tenebre, vedrà manifestarsi inquietanti fenomeni, con l'apparizione di strane presenze ed un tanfo di morte che preannuncia il massacro dei giovani. Realizzato nel 2005 ma uscito in Italia, dopo esser stato annunciato più volte e poi rinviato, solo nel 2008, “Reeker” è un consueto slasher all'americana che abbonda in clichè, ma che si fa valere sia per quanto concerne la dignitosa confezione e sia per quanto riguarda la buona atmosfera ed il ritmo che lo pervadono. Il regista Dave Payne si è fatto le ossa nella factory di Roger Corman e dimostra, con un budget decoroso ed una sceneggiatura accettabile, di saper gestire bene una storia derivativa, molto vicina a “Jeepers Creepers”,riuscendo ad intrattenere senza provocare sbadigli. Avvalendosi di un'efficace fotografia, cupa e “rugginosa” quanto basta, e dosando bene gore ed effetti speciali di buon livello, Payne gioca bene le sue carte e con un pizzico d'ironia e i giusti colpi di scena (seppure ampiamente visti già in una miriade di film similari, da “Dead End” a “The Locals”, l'elenco sarebbe molto lungo) riesce a dare senso compiuto all'opera in questione. Discrete le prove recitative con la presenza, sempre gradita, di Michael Ironside in piccolo ma divertente ruolo. Tutt'altro che un capolavoro, “Reeker” risulta comunque un horror leggero e piacevole, adatto per una serata di puro intrattenimento.



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RELIC -
L'Evoluzione del Terrore

Fanta-horror in stile "Alien" diretto dall'esperto Hyams. La storia vede una sostanza generata da una specie di bacca che è in grado di mutare qualsiasi essere vivente vi venga in contatto in un essere mostruoso ed estremamente aggressivo. La creatura caccia poi le sua vittime ed una volta prese gli stacca la testa per cibarsi di una sostanza prodotta dal cervello. A farne le spese sara' un gruppo di persone intrappolate in un museo di Chicago dove è presente anche un uomo contaminato da tale mostruosa malattia. Ottimi gli effetti speciali con il mostrone davvero ben realizzato da Stan Wiston. Ma la sceneggiatura balla davvero e tende a confondere le idee dello spettatore. Difatti per capire qualcosa sull'origine della creatura e sul perché della mutazione bisogna lavorare parecchio d'intuito e fantasia. Per il resto niente di nuovo comunque; tutti i clichè sono rispettati senza sforzi creativi. Con tutti i miliardi che ci hanno speso però uno si poteva aspettare anche qualcosa di più no?



RESIDENT EVIL

Tratto dal famoso videogioco horror, “Resident Evil” si rivela un divertente prodotto che miscela orrore, azione e fantascienza. In un complesso sotterraneo segreto vengono compiuti esperimenti con un virus, destinato a diventare micidiale arma batteriologica. A causa di un incidente, la base viene contaminata ed il computer centrale ne sigilla le uscite condannando a morte tutto il personale. Immediatamente una squadra di specialisti viene inviata sul luogo per constatare l'entità del danno, il numero delle vittime e per cercare di eliminare il virus. Ma la spedizione si trasformerà in un incubo, poiché l'agente batteriologico ha tramutato i cadaveri in zombies famelici. Il cinema dei morti viventi, grazie a questo film, si riaffaccia alla ribalta cinematografica dopo anni di silenzio. Grazie a “Resident Evil” molte altre pellicole (“28 Giorni Dopo”, “Undead” ecc…) hanno ripreso a sfruttare il mito degli zombies, donando nuova linfa vitale al filone. Il regista Anderson riesce ad imprimere ritmo serrato alla vicenda e si mantiene in equilibrio fra i canoni del videogame e quelli del cinema action, creando un prodotto di puro intrattenimento che si appoggia agli ottimi effetti speciali e all'audio fragoroso. Numerose (e talvolta stucchevoli invero…) citazioni dal filone dei morti viventi “romeriano” (e proprio Romero, in origine, doveva dirigere il film in questione), dal “Cubo” di Natali e da opere di registi italiani quali Argento, Fulci e Lenzi e più in generale, tutto il film, deve parecchio ad “Aliens – Scontro Finale” di Cameron. Milla Jovovich si dimostra statuaria ed affascinante eroina, letale come un cobra e bella come la luna, ed è ben spalleggiata dalla grintosa Michelle Rodriguez. Se ci si lascia andare, durante la visione, e si è in vena di un film fragoroso ed un po' baracconesco, allora “Resident Evil” è perfetto. Molto bello il finale ed efficace la colonna sonora.



RING (RINGU)

Eccellente horror proveniente dal Giappone denso di cupe atmosfere e di sani momenti da brivido. La storia s'incentra su una leggenda che circola fra gli studenti delle scuole inferiori giapponesi. I ragazzi parlano dell'esistenza di un video, che appare a notte fonda in una rete privata, in cui una figura femminile minaccia chi lo vede. Subito dopo la fine del breve video il telefono di chi lo ha visto squilla ed una voce alla cornetta lo condanna a morire entro una settimana. Quando le prime morti iniziano a verificarsi, una giornalista si interessa del bizzarro caso ed inizia ad indagare. Vedrà anche lei il video e, da quel momento in poi, inizierà una disperata corsa contro il tempo per cercare di salvarsi la vita. Cercando una soluzione alla tragedia incombente la protagonista scoprirà quali orrori segreti si celano dietro il "video maledetto". La fotografia cupa e gelida commenta questa vicenda fatta di orrore suggerito e diretta con ottimo stile da Hideo Nakata. Il terrore s'insinua nella mente dello spettatore lentamente fino a progredire nel tesissimo finale. Non c'è splatter o effettacci di sorta in questa ghost story che si basa soprattutto sull'immaginazione di chi la sta vedendo. Il finale poi, è splendido ed agghiacciante. Campione assoluto d'incassi nel 1998 in Giappone, questo film ha dato origine anche ad un sequel (diretto dallo stesso regista del primo capitolo), un prequel (Ring 0), una serie tv in Giappone, uno pseudo remake Sud-Coreano ("Ring Virus") e, a quanto pare, anche un futuro remake da parte degli Americani (il film è stato, difatti , venduto assai bene anche nel mercato home-video degli USA). Aldilà di questo stuolo di epigoni, c'è da dire che i giapponesi hanno preso il meglio da film occidentali come "Scream" ( il telefono che squilla portando la morte), "Urban Legend" (le leggende metropolitane fra i giovani), "Blair Witch Project" (per le riprese disturbate che compongo il video maledetto ed alcuni flashback terrificanti che ha la protagonista) plasmandolo con classe ed evitando le banalità superficiali ed i clichè a cui questi prodotti americani ci hanno abituato. Oltre alla classe registica c'è anche vera cinefilia in "Ring" che cita simpaticamente, in una scena, persino "Cane di Paglia" di Sam Peckinpah !!!



RISTORANTE ALL'ANGOLO
(BLOOD DINER)

Divertente e delirante trash che omaggia "Blood feast" di H.G.Lewis spingendo però sul pedale del demenziale. Due fratelli venerano un'antica divinita' egizia a cui intendono ridar forma e vita donandogli parti umane amputate qua e là dalle disgraziate vittime. Poi occultano ciò che resta dei cadaveri servendoli sotto forma di pietanze prelibate nel loro ristornate vegetariano!!! Tasso trash altissimo in questa pellicola povera di mezzi che si segnala soprattutto per la massiccia quantita' di amputazioni,atti cannibalistici, omicidi e per l'umorismo pecoreccio.


ROBOWAR
(ROBOWAR : Robot da Guerra)

Pellicola datata 1988, prodotta dalla Flora Film e diretta dal volpone del "ripoff" Bruno Mattei. "Robowar" è una palese imitazione del ben più celebre "Predator" che commistiona fantascienza, horror e war-movie. Riprendendo anche spunti da "Robocop" e "Terminator" il film di Mattei è tecnicamente decente e ben sfrutta le esotiche locations (le immancabili Filippine) ma purtroppo non offre grossi spunti di interesse né di coinvolgimento. La storia è presto detta: un manipolo di mercenari, specializzati in missioni estreme nella giungla, viene reclutato per uno scopo non precisato, nel fitto di una foresta pluviale. Quando i "nostri" si troveranno sul posto si renderanno presto conto di essere le prede di un cyborg che stermina chiunque gli capiti a tiro. Il ritmo non manca, le musiche di Al Festa hanno un bell'impatto e , nel complesso, Mattei dirige con mano ispirata la vicenda. Ma è proprio la mancanza corposa di situazioni spudoratamente "trash" a rendere, per assurdo, la pellicola poco divertente. "Virus", "Rats", "L'altro inferno" sono film sicuramente più raffazzonati e con situazioni involontariamente esilaranti, ma al tempo stesso proprio per i motivi sopraccitati (uniti a massicce dosi di splatter) risultano molto più divertenti di "Robowar" che scorre via e si dimentica in un batter d'occhio. Vuoi per la sceneggiatura con pochissime frecce al suo arco, vuoi per l'eccessiva prevedibilità degli eventi, vuoi per gli effetti speciali modesti ed esangui e vuoi per il cast, non disprezzabile sulla carta, che si rivela però fuori luogo con ,in testa, l'americano Reb Brown, espressivo come un mattone ed unicamente in grado di flettere gli oliati bicipiti. In definitiva "Robowar" è un filmetto di poche pretese, guardabile se si è amanti di un cinema di genere “made in Italy” che è scomparso, purtroppo, per sempre.



ROBO VAMPIRE

“Robo Vampire” è un film incredibile. Va oltre il trash. E' una tale accozzaglia di scene di combattimento, sparatorie, situazioni comiche, momenti horror e plagi assortiti da risultare quasi impossibile classificare e descrivere logicamente. Il guazzabuglio immondo di trama vede spacciatori in lotta fra loro, tampinati dall'esercito americano, vampiri al servizio di criminali senza scrupoli e, addirittura, un soldato ucciso in battaglia che viene resuscitato come cyborg. Datato 1988 e co-prodotto da Hong Kong e Stati Uniti, il film denota uno stile di regia, un montaggio ed una fotografia molto più vicini alle pellicole di kung-fu degli anni '70 (non a caso il produttore è il prolifico Thomas Tang) che ai prodotti fine anni '80, in cui cronologicamente si colloca. Joe Livingstone (con all'attivo solo questo film e l'altrettanto delirante “Devil Dynamite”) usa zoomate a tutto spiano, movimenti camera a “schiaffo” e non si cura molto di coreografare i modesti combattimenti né tantomeno di curare la recitazione degli scalcinatissimi attori. Fra le tantissime scene weird seganlo l'imperdibile inizio film, con due soldati che sciorinano espressioni di terrore a dir poco ridicole, impegnati a combattere contro vipere, pitoni ed un vampiro saltellante, oppure la battaglia finale fra il cyborg e i mostri, tripudio di petardi, fuochi d'artificio, fumogeni e fili che sorreggono gli attori “volanti”. Plagiando senza ritegno il successo di “Robocop”, uscito l'anno precedente, il soldato diviene cyborg con la sostanziale differenza che la sua armatura d'acciaio altro non è che una goffa tuta imbottita, color argento. Evidentissimo poi il fatto che nelle scene principali l'attore, sotto le spoglie del cyborg , è un occidentale mentre nelle scene di combattimento corpo a corpo, magicamente sotto il casco del robot, si intravede un volto dai marcati lineamenti orientali. Se amate lo slapstick e il trash sfrenato, non perdetevi per nessuna ragione al mondo “Robo Vampire”.


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