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Recensioni Film

ICE SPIDERS

Produzione televisiva del 2007 in cui il solito esperimento genetico va storto ed enormi e famelici ragni, resistenti alle temperature glaciali, fuggono dal laboratorio segreto ed iniziano a mangiare allegri villeggianti e sciatori, in un'amena zona montuosa americana. Detta la trama, poco altro resta da dire. “Ice Spiders” è il consueto prodotto scialbo, scritto con lo stampo utilizzato per altri 100 film similari, recitato in modo agghiacciante e confezionato con pochi mezzi, poco tempo ed ancor minore voglia. Il regista, il canadese acquisito Takacs, i cui simpatici primi film (“Non aprite quel cancello”, “Sola in quella casa”) sono ormai lontani, non è mai stato un grande narratore ma in questo caso si adegua in modo totalmente anonimo alla piattezza dello script. Se lo spettatore, quello di bocca più buona s'intende, potesse accontentarsi dello splatter, quando i ragni entrano in azione, sarebbe già una gran cosa. Ma ciò non accade poiché di sangue c'è giusto una spruzzatina e, soprattutto, gli effetti speciali realizzati in CG sono veramente pessimi e snervanti nel loro pressapochismo. I soliti teenagers troppo cresciuti, la classica bellona (credibile come scienziata esattamente come lo sono io nelle vesti di un ingegnere nucleare), il manipolo di militari “rubati” ad “Aliens – scontro finale” di James Cameron, la morale finale della scienza che non deve prevaricare la natura ecc…vi basta?



IMAGO MORTIS

Opera seconda di Stefano Bessoni, a distanza di quattro anni dal valido “Frammenti di scienze inesatte”, che firma un interessante horror, co-prodotto da Spagna, Italia ed Irlanda, che s'inserisce nel filone neo-gotico, rivitalizzato recentemente dal cinema spagnolo. Ma il film di Bessoni, oltre che essere un prodotto di buon livello tecnico e di ottime atmosfere, è un film che riveste una notevole importanza nell'attuale, asfittico, panorama italiano. Un esempio di horror perfettamente vendibile all'estero, una nuova voce in capitolo, oltre i nostri unici alfieri Argento ed Avati, un qualcosa di diverso che lotta per emergere e che PUO' far riemergere un genere che i produttori nostrani hanno progressivamente affossato e dimenticato. La storia prende piede in una scuola di cinema, in cui un giovane studente, dopo una serie di inquietanti visioni, si troverà coinvolto in una vicenda di morte e follia. Un segreto terribile, legato ad un misterioso oggetto chiamato thanatoscopio , scatenerà una reazione a catena in cui il ragazzo cercherà di sopravvivere e di mantenere intatta la propria sanità mentale. La grande abilità di Bessoni nell'immergere lo spettatore in un'atmosfera sinistra e velata di mistero, grazie anche ad una fotografia efficace, va di pari passo con la capacità di comporre immagini di notevole impatto visivo. “Imago Mortis” rivisita il cinema gotico riuscendo a mettere in equilibrio uno stile classico, che si riallaccia direttamente ai capisaldi italiani e spagnoli degli anni '60 e ‘70, con trovate narrative, visive e sonore prettamente contemporanee. Ovviamente l'opera per quanto audace ed intelligente ha i suoi difetti da ricercare soprattutto in una sceneggiatura, a quanto pare ripresa da un precedente trattamento di Richard Stanley (“Hardware”, “Demoniaca”), che non convince appieno e che, specie nel finale, mette decisamente troppa carne al fuoco accusando voragini di logica. Sempre carismatica la presenza di Geraldine Chaplin mentre poco convincete la prestazione del protagonista Alberto Amarilla, di certo non aiutato dal pessimo doppiaggio italiano.



IMMORTAL ECSTASY
(DARK TOWN)

Bizzarro horror indipendente a base di vampiri e tematiche "sociali" che, dopo una partenza piuttosto faticosa, prende decisamente ritmo e diverte. Una famigliola americana sgangherata vive fra mille difficoltà in un quartiere povero. Come se non bastasse una sera, in pieno black-out, il padre di famiglia rientra a casa notevolmente "cambiato". Infatti l'uomo ha contratto il morbo del vampirismo ed inizia a diffonderlo in tutto il quartiere, partendo proprio dai suoi familiari. Girato in digitale, con un budget risibile, "Immortal Ecstasy" soffre di molte pecche tipiche del cinema ultra-low-cost, a partire dalla brutta fotografia, passando per l'editing video dozzinale, per finire con la recitazione che lascia molto a desiderare. Nonostante ciò, il film funziona. La prima mezz'ora è debole, lenta e approssimativa ma poi, quando esplode l'orrore, il ritmo sale di colpo ed una serie di trovate di sceneggiatura s'incastrano rapidamente, riuscendo a coinvolgere lo spettatore. Ironia e splatter si amalgamano bene e non mancano momenti di effettivo impatto. Si respira una strana atmosfera nella pellicola, che in certi frangenti rimanda molto all'horror anni '80. Nella sua bizzarria, il film è però più stratificato di quanto si potrebbe pensare. Il quadro in cui si svolge la storia è di degrado sociale, di pregiudizio, violenza e razzismo e i due protagonisti, che si muovono all'interno della vicenda, sono una ragazza lesbica ed un ragazzo di colore. I due sono vittime del sistema che schiaccia l'individuo, dell'odio infondato e della paura verso la diversità e sono al tempo stesso il simbolo dell'impari lotta nei confronti del male rappresentato sia dalla società umana (piena di tutti suoi pregiudizi) sia dalla nuova razza di vampiri (una nuova forma di potere ancor più totalitario). Questo sottostrato di denuncia si fonde bene con l'azione e con l'horror ed il regista Desi Scarpone dimostra di avere doti ed idee interessanti. Sarebbe bello vederlo all'opera, in futuro, con un budget e dei mezzi un pizzico più consistenti.



INCUBO SULLA CITTA' CONTAMINATA
(NIGHTMARE CITY)

Fra "Zombi" e "La città verrà distrutta all'alba" di Romero ecco inserirsi questo filmozzo, prodotto per il mercato estero,del nostro buon vecchio Lenzi. Un aereo atterra in un aeroporto londinese senza che la torre di controllo sia riuscita a mettersi in contatto con i piloti dello stesso. A bordo del velivolo dovrebbe esserci un'equipe di scienziati che son giunti nella capitale inglese per parlare alla stampa del pericolo di alcune fughe di materiale radioattivo da una centrale nucleare. Invece dall'aereo fuoriesce una masnada di ossessi armati di asce e coltellacci che incomincia a massacrare chi gli capita a tiro! Trattasi, in realtà, di uomini contaminati dalle scorie nucleari che ben presto diffonderanno una sorta di morbo "zombesco" in tutta Londra. Cosi', per tutta la durata della pellicola, assistiamo alle scorribande degli "uomini atomici" (che tra l'altro hanno i volti coperti da assurde croste purulente) ed al tentativo disperato di sopravvivenza di un fotoreporter e della sua ragazza. Lenzi con pochissimi mezzi a disposizione ci regala una trashosa mistura di action e di splatter (realizzato con trucchi davvero infami). Gli attori, compreso Mel Ferrer, sono espressivi come mattoni e numerose sono le situazioni altamente dementi. Ad esempio in più di un'inquadratura si nota che i bastoni (di gommapiuma!!!), con i quali gli assassini colpiscono le vittime, si piegano all'impatto con i corpi. Notevole, per contenuto trash, anche la sequenza in cui un chirurgo si improvvisa ninja scagliando dei bisturi sui mostri come fossero shuriken !!! Comunque durante il corso del film si respira un'atmosfera molto cupa e nei momenti non-demenziali si percepisce il senso di catastrofe senza via d'uscita per la razza umana. Numerose le scene d'azione ed i momenti truculenti e davvero serrata la parte in cui i fuggiaschi si battono disperatamente in un Luna Park ridotto a cimitero dai contaminati. A parte l'assurdo e ridicolo finale, io consiglio vivamente agli amanti del trash & gore quest'opera di Umberto Lenzi..



IN THE SHADOW OF KILIMANJARO

Coproduzione anglo-keniota, datata 1986, che romanza fatti realmente accaduti nei primi anni '80 in Kenya, in cui si verificarono attacchi di animali, resi famelici da un lungo periodo di siccità, ai danni di alcuni piccoli villaggi. Nel film in questione l'azione si concentra sulle scorribande di un enorme branco di babbuini, inferocito ed alla ricerca disperata di cibo, che inizia a divorare gli abitanti di una piccola comunità ai confini della savana. I “bianchi” di turno , chi speculatore cinico e chi animalista convinto, cercheranno di arginare la mortale minaccia che sembra inarrestabile… I paesaggi dello splendido e selvaggio Kenya sono il motivo principale per cui guardare questa modesta pellicola, caduta rapidamente nel dimenticatoio. Seppur la confezione sia professionale ed il cast di tutto rispetto, la prevedibilità della sceneggiatura è sempre dietro l'angolo, la regia piuttosto anonima ed il ritmo decisamente poco serrato. Alcuni effetti ottici non disprezzabili per l'epoca e qualche momento gore rimpolpano la vicenda che si lascia guardare, nonostante il fiato corto. Decisamente buono il lavoro svolto dagli addestratori di animali che guidano i babbuini in modo efficace, riuscendo a rendere credibile la ferocia e l'imprevedibilità di questo primate. Per i completisti del filone beast-movies.



INTRUDER

Slasher che si eleva decisamente dalla media per la cura tecnica nella realizzazione e per l'alta dose di "macelleria" contenuta in esso. Un supermercato, in via di fallimento, è teatro di un'orrenda catena di delitti. Un maniaco dopo esser riuscito a chiudere il personale all'interno dell'edificio provvede ad una metodica strage facendo letteralmente a pezzi chi gli capita a tiro. Dopo una lunga notte di orrori solo una giovane ed il suo ragazzo riusciranno a sopravvivere e a smascherare l'autore dei delitti. Ma non ci sarà "happy end" per loro due. Aldilà del plot semplice, che assai poco si discosta da quello di tutti gli slasher anni '80, "Intruder" si segnala per una notevole cura nella realizzazione. Il regista Spiegel (co-sceneggiatore de "La Casa 2") dona ritmo alla vicenda usando carrelli a tutto spiano e soggettive assai bizzarre ed innaffia la pellicola con abbondanti dosi di sangue, dimostrando di aver ben appreso la lezione impartitagli dal suo mentore Sam Raimi (che tra l'altro compare nel film in una breve ma divertente parte). Eccellenti gli effetti speciali ad opera del trio Kurtzman-Nicotero-Berger che raggiungono l'apice nella scena in cui il maniaco usa un sega elettrica da falegnameria per spaccare in due il volto di un povero sfigato. Notevole (per folle bizzarria) anche la sequenza in cui lo psycho-killer usa una testa mozzata per colpire brutalmente e ripetutamente una sua vittima. In sostanza questo "Intruder" nulla aggiunge a quanto già detto in campo slasher ma ha dalla sua ritmo, splatter e divertimento assicurati. Gustoso il cameo finale di Bruce Campbell nei panni di un imbranatissimo poliziotto.



INVASION (THEY CRAWL)

Brutto filmetto che narra di una serie di omicidi in cui le vittime vengono ritrovate svuotate degli organi interni. Inizialmente le polizia segue la pista dei serial-killers e delle sette d'invasati ma la realtà è ben altra. I colpevoli degli omicidi sono degli scarafaggi, modificati geneticamente, che sono sfuggiti al controllo di un esperimento governativo ("Mimic" vi dice nulla ?). Nel ridicolo finale di film, addirittura, le blatte si coalizzano formando un unico, monolitico, scarafaggione brulicante. In questo squallido filmetto è coinvolto anche Mickey Rourke, il cui nome appare in caratteri cubitali in locandina, ma che in realtà recita per non più di 5 minuti nel film. La noia impera sovrana nella pellicola che è infarcita di banalità e personaggi tagliati con l'accetta (c'è il solito marine eroico, la poliziotta in stile Jodie Foster, il genio matematico sregolato ecc…). Per un'ora di girato non succede praticamente nulla ed il povero spettatore viene stressato da una serie di inutili dialoghi chilometrici. Non c'è una goccia di sangue in tutto il film nonostante gli scarafaggi si pappino integralmente tre o quattro persone. Il finale, con la blatta gigante, è veramente ridicolo e realizzato in pessima computer grafica. Non c'è nulla che vale la pena di esser visto in questo "Invasion". Non vale assolutamente i soldi spesi per un noleggio.



INVASION OF THE
BLOOD FARMERS

Nel 1972 si consuma la prima collaborazione fra Adlum e Findlay (la seconda, ed ultima, sarà due anni dopo con “Shriek of the Mutilated”) che origina “Invasion of the blood farmers” , giustamente considerato uno dei peggiori horror della storia del cinema. La traballante storia vede una comunità rurale americana, preda di una setta di druidi (mah…) che uccide e terrorizza a più non posso. I cattivoni dissanguano le persone perché il plasma servirà a far risorgere la loro regina, durante una cerimonia sacrificale. Uno scienziato ed un ragazzo cercheranno di porre fine alla tremenda situazione. Vera e propria sagra della risata, il film in questione è uno sbalorditivo affastellamento di assurdità. Adlum si occupa della regia e della sceneggiatura e si dimostra assolutamente incapace in entrambi i campi. L'irresistibile mix di ingenuità, ignoranza, dilettantismo e pura follia, genera un memorabile capolavoro del trash. Tecnicamente infame, il film si avvale anche di una fotografia orrenda, dialoghi insostenibili e, soprattutto, attori impresentabili. Fra i tanti momenti involontariamente comici, segnalo l'esilarante lotta fra uno dei druidi ed un peloso cane da guardia, l'omicidio di un boscaiolo ad opera di un perfetto idiota in salopette e cappuccio, il ridicolo ed effeminato capo della setta, il sangue che si “rigenera”, le teorie sul sangue che si “rigenera” ed il finale di film, degna conclusione astrusa di tale capolavoro. In definitiva, un CULT che ogni amante della serie-z deve aver visto, almeno una volta, nella vita.



ISOLATION

Dall'Irlanda giunge una lieta sorpresa, un horror cupo e crudele, pessimista e soffocante. Una fattoria sita su un'isola è in crisi economica. Per ovviare alle magre finanze, il proprietario permette ad una coppia di scienziati di effettuare esperimenti genetici sulle mucche, al fine di renderle più produttive e robuste. Ma qualcosa va storto ed un'orrenda mutazione s'innesca nei bovini, che daranno alla luce una bruttissima sorpresa. Diretto con uno stile molto personale ed eccellente tecnica dall'esordiente O'Brien (in precedenza aveva realizzato solo cortometraggi), il film in questione riesce a creare un'atmosfera estremamente cupa dove la fotografia, dura e notturna, e le scenografie che trasudano umidità e viscidume ammantano le immagini di un alone estremamente minaccioso. Sorretto da un cast in ottima forma, “Isolation” regala attimi di tensione, specialmente nella prima parte in cui l'orrore matura con lenta progressione. E' un peccato però che la sceneggiatura scelga di incanalarsi sui binari dell'horror debitore di “Alien” e che si assista, nella seconda metà di film, alla classica caccia alla preda, dove uomo e mostro si scambiano a turno i ruoli. Probabilmente il battage pubblicitario, durante la pre-produzione, del neozelandese “Black Sheep”, che narra di pecore mutanti, avrà influenzato in parte la scelta di usare un animale come la mucca in “Isolation”, per stuzzicare bizzarre fantasie negli spettatori, abituati ormai a creature sempre più improbabili nei recenti film horror. In parte avrà avuto il suo peso la cronaca nera degli ultimi anni, col triste caso della malattia della “mucca pazza” e il potenziale fascino morboso che la cosa poteva esercitare sull'audience. Ma quel che è certo è che “Isolation” prende, fin dalle prime immagini, distanza sia dai toni demenziali di “Black Sheep” che dall'exploitation sull' encefalopatia spongiforme, per imboccare la strada dell'horror cupo e violento. Eccellenti gli effetti speciali e gli animatroni ad opera del trio Parker/Roberts/McIntyre e robusta la dose di splatter nella pellicola. “Isolation” è in definitiva un buon film che coinvolge e provoca più di un brivido nello spettatore; un ottimo esempio della forza del cinema horror europeo, nel caso specifico di quello irlandese (siamo su altri lidi rispetto al molle “Boy eats girl”), a cui è venuto a mancare solo un pizzico di originalità e coraggio in più.



LAKE PLACID

Allegro B-movie con un coccodrillone affamato che si aggira nelle acque di un placido lago americano. Il regista e' un vecchio volpone risorto dall'oblio in cui era caduto dopo la fine degli anni 80 e si dimostra abile nel creare un'atmosfera farsesca che accompagna le gesta del rettile e degli imbranatissimi studiosi che lo braccano. Buoni gli effetti speciali ben dosati e spigliati gli interpreti fra cui Bill Pullman. In sostanza un buon prodotto in perfetto american style con cui passare una serata estiva fra amici,birra ed una buona dose di pop-corn.




LASCIAMI ENTRARE
(LÅT DEN RÄTTE KOMMA IN
- LET THE RIGHT ONE IN)

Eccellente horror svedese del 2008, pluripremiato nei migliori festival di settore, che narra il mito del vampirismo, visto nella sua veste più tradizionale, incrociandolo con tematiche sociologiche profondamente attuali. Il dodicenne Oskar, figlio di genitori divorziati e continuamente vessato dai compagni di scuola, vive covando frustrazione e desiderio di vendetta nei confronti del mondo intero. Una notte, fa la conoscenza con una strana bambina coetanea, di nome Eli, da poco giunta in città che sembra non temere il freddo, gira di notte scalza e vive con un uomo anziano. Ben presto fra i due si instaura un rapporto di amicizia e affetto profondo, mentre in città si susseguono efferati delitti. Oskar scoprirà che Eli non è un essere umano e che per nutrirsi ha bisogno di bere sangue… Sospeso in un'atmosfera malinconica ed ammantato dalle gelide nevi degli scenari, “Lasciami entrare” si rivela un piccolo gioiello, in grado di mantenersi in delicato equilibrio fra orrore e romanticismo, sostenuto da una regia dal tocco sensibile e da una fotografia ovattata ed ipnotica. Tratto dall'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist , autore anche della sceneggiatura, il film adatta la figura del vampiro, fedelmente allacciata ai suoi stilemi più classici, ad un contesto societario attuale in cui il vero orrore è rappresentato dalla solitudine dettata dall'incomunicabilità a livello familiare (Oskar), a livello sociale (gli abitanti ubriaconi abbrutiti della cittadina, i bulli della scuola) ed a livello emotivo (Eli ed il suo “servo” ormai troppo vecchio per poter pretendere di essere amato da lei). Seppur la violenza ed alcune immagini scabrose siano presenti, il regista Alfredson evita di sottolinearne l'aspetto più macabro, riuscendo a non far scivolare mai il film nell'orrore gratuito e tratteggia con mano sapiente le psicologie dei suoi giovani protagonisti, ben assistito dall'efficace duo Kåre Hedebrant e Lina Leandersson . Riuscendo anche a commuovere, in alcuni frangenti, e facendo rabbrividire in altri “Lasciami entrare” risulta un film dalle molteplici chiavi di lettura. Un horror d'autore da non perdere assolutamente. Purtroppo pare che nel 2010 sia già previsto un remake americano, diretto da Matt Reeves (“Cloverfield”).



LAST HOUSE ON
DEAD END STREET

Un avanzo di galera di nome Terry Hawkins ha intenzione di realizzare un sogno che è quello di poter girare degli snuff-movies, film che ritraggono vere torture e morti in diretta. Dalla sua parte si schiera un gruppo di ricconi annoiati e libertini, i quali vedono dietro questo sadico progetto, un modo per fare della sonante "grana". Cosi' Hawkins ha campo libero per le sue aberranti opere e ,non appena si rende conto che gli altri "soci" confabulano per escluderlo dai guadagni, si accanisce contro di loro uccidendoli e filmando la loro lenta ed atroce agonia. Alla fine del film, dopo che anche l'ultima vittima è stata uccisa e filmata, compare una didascalia che dice che i colpevoli di tali abominii sono stati catturati dalla polizia e condannati a scontare 999 anni di carcere (!?!). Spietato, sporco,crudele,umiliante e sadico. Questo è "Last House on Dead End Street", un film che dà un violento pugno allo stomaco dello spettatore e che si dimostra come uno dei film più truci della storia del cinema. Realizzato nel 1977 non possiede effetti gore particolarmente espliciti anzi, l'orrore e la violenza sono più suggeriti che altro, ma ciò nondimeno sconvolgono per l'atmosfera satura di perversione che avvolge il tutto. Un uomo viene preso brutalmente a calci, viene umiliato in tutti i modi ( è persino costretto a simulare una fellatio con uno zoccolo caprino legato al cinturone di una donna a mò di membro eretto!) ed infine gli viene trapanata la testa. Tanto per citare un'altra scena shock..un gruppo di annoiati ricconi organizza un festino a base di sesso e droga. Ad un certo punto una donna (anch'ella borghese come gli altri..) si trucca il viso fino ad assomigliare alla caricatura di una ragazza negra (si dipinge il volto di nero marcandosi le labbra con del cerone bianco) e si fa frustare pubblicamente. Tutti ridono e godono dinanzi a questa scena che simula palesemente il trattamento che gli schiavisti riservavano a neri durante lo schiavismo. Non credo ci sia bisogno di dire altro sul film. Il titolo si ispira spudoratamente a "Last House on the Left" di Craven ma qui si va oltre, molto oltre..fino al limite.



LEGION OF THE DEAD ( LEGION )

Ecco a voi il film che segna l'importante passaggio di Olaf Ittenbach dal mondo delle videoproduzioni amatoriali a quello del cinema in pellicola. Prodotto con l'aiuto di finanziamenti privati, "Legion of the Dead" è stato girato parte in Germania e parte in California. Una coppia di ragazzi se ne va a zonzo per le assolate strade californiane fin quando non decide di accettare un passaggio da un automobilista bizzarro. Purtroppo per loro trattasi di un famigerato serial-killer che sta ammazzando una gran quantità di persone. Dopo averne passate di cotte e di crude, i due vengono liberati da una sorta di cowboy post-moderno che poi li porta in un locale che si trova in una zona alquanto desolata. Qui uno dei due giovani, di nome William, s'innamora di una cameriera chiamata Gina. Ma la ragazza non è ciò che sembra a prima vista, ed a conferma di ciò, arriverà una legione di demoni che la vuole catturare. Inizierà cosi' la lotta fra le persone barricate nel locale e i mostri infernali. Vi ricorda qualcosa ? Ovviamente è impossibile non notare grosse somiglianze fra il plot di questo film e quello di "Dal Tramonto all'Alba". "Legion of the Dead" risulta però una pallida copia dell'opera di Rodriguez e questo per colpa soprattutto di una sceneggiatura farraginosa che si perde dietro inutili sottotrame parallele. La fotografia è molto buona, le locations (fatta eccezione per il locale in cui si svolge la battaglia finale, che non mi è piaciuto) suggestive e gli effetti speciali efficaci. Insomma la confezione c'è, quello che manca è il ritmo e le idee. Dopo il primo quarto d'ora al fulmicotone, la pellicola mostra il fiato corto e Ittenbach, per quanto in grado di creare immagini possenti, spesso si lascia sfuggire di mano la vicenda. Ne è la dimostrazione palese il finale di film che non crea un briciolo di tensione e rischia di far sbadigliare lo spettatore. Ci sono diversi momenti prettamente comici che risultano divertenti ed altri invece stucchevoli. Da segnalare fra le scene più riuscite quella in cui due scagnozzi del maligno (che lungo tutto il corso del film se ne vanno in giro accoppando persone da "arruolare" nella legione dei morti) uccidono un uomo che si rivela essere stato il fautore, in passato, della truce morte dei loro genitori.



LEI, LA CREATURA
(SHE CREATURE)

Stan Winston, celebre effettista di moltissimi successi commerciali ("Terminator", "Predator" ecc…), veste i panni del produttore per questo film che appartiene ad una serie di cinque titoli usciti in Usa per il mercato delle tv via cavo e per l'home video. La serie è denominata Feature Creatures (Creature del brivido in Italia) e comprende, oltre il qui presente "She Creature", anche "Earth vs The Spider", "How to make a monster", "The Day the World Ended" e "Teenage Caveman". Tutti questi film s'ispirano ai classici monster-movies degli anni '50/'60 usufruendo però dei moderni effetti speciali. "Lei, La Creatura" è ambientato nei primi del 1900 e narra di una coppia di attori che lavorano in un falso Freakshow dove simulano finte mostruosità con cui abbindolare il pubblico. Quando però i due trovano una sirena in carne ed ossa pensano che sia giunta finalmente l'occasione economica che aspettavano da una vita. Cosi' la creatura mitologica viene imbarcata su una nave per essere portata in lidi dove il grande pubblico potrà vederla in mostra. Ma la sirena ha poteri psichici e ammaliatori potenti e, soprattutto, un enorme appetito di carne umana. Il viaggio in mare si tramuterà in incubo. Un storia semplice e accattivante, attori professionali, scenografie azzeccate ed un buon lavoro di fx (ben realizzata la sirena, sia in versione tradizionale che in versione mostruosa) costituiscono i punti di forza di questo film. Il ritmo televisivo, una parte centrale macchinosa ed un finale frettoloso e banale sono le pecche principali. Il regista Gutierrez, alla sua opera seconda, tenta la carta psicologica ( il rapporto fra la donna umana e la sirena fatto di complicità e paura non convince proprio…) ed ha buoni spunti ma anche passaggi assai banali. Il film è stato girato in 18 giorni e pare sia già in attesa di un sequel.



LURKING FEAR

Produzione Fullmoon del 1994 che rispolvera il racconto “La paura in agguato” di H.P.Lovecraft e tenta una rivisitazione che omaggia apertamente l'horror di serie b più smaccato, con personaggi sopra le righe e cattivi a tutto tondo, fondali di cartapesta, fotografia coloratissima ed effetti speciali in buona quantità. La storia vede incrociarsi le vicende di alcuni personaggi, più o meno loschi, alla ricerca di un tesoro sepolto in un vecchio cimitero, sito in una cittadina dimenticata da Dio. Quando i “nostri” giungeranno sul posto troveranno gli ultimi sopravvissuti della cittadina che sono in lotta con delle creature mostruose ed antropofaghe, che vivono nel sottosuolo del luogo. Sarà rissa generale. Nota curiosa è il debito piuttosto evidente di un altro modesto horror “Hemoglobin”, uscito nel 1997, nei confronti di questo “Lurking Fear”, soprattutto per quanto riguarda soggetto e trama, ed anche nell'ottimo“The Descent” di Neil Marshall troviamo qualche riferimento, esclusivamente legato all'aspetto similare delle creature sotterranee protagoniste di entrambe le pellicole. Il regista/sceneggiatore C. Courtney Joyner, tutt'altro che un virtuoso della macchina da presa , cerca comunque di dare brio alla vicenda ed offre ritmo a tratti, qualche breve momento splatter ed è ben assistito dal discreto cast, in cui figura il sempre gradito Jeffrey Combs, che veste, tanto per cambiare, i panni di un dottore. Location in Romania, com'è consuetudine per le produzioni della scuderia Fullmoon, e discreti gli effetti speciali, con i mostri dall'aspetto feroce, che sono il piatto forte del film. Aldilà di questi aspetti però le qualità di “Lurking Fear” sono, come avrete intuito, decisamente modeste così come la consistenza del film è poca cosa e, soprattutto, di atmosfere Lovecraftiane non c'è neanche l'ombra…


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