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Recensioni Film
MAGIC
L'impacciato Corky vorrebbe sfondare nel mondo dello spettacolo come ventriloquo e per questo si porta sempre dietro il suo pupazzo, dal poco rassicurante nome “Forca”. Vessato e incompreso, il “nostro” s'innamora della giovane Peggy, ma nonostante le attenzioni di lei, incontra sempre maggiori difficoltà a restare ancorato alla realtà. Progressivamente il suo rapporto simbiotico con “Forca” prenderà il sopravvento, rendendolo schiavo dei desideri, della rabbia e della violenza che il pupazzo sembra sprigionare. Thriller psicologico dalle venature horror interpretato da un giovane Anthony Hopkins che ben incarna il ruolo del fragile e instabile ventriloquo. Sostenuto anche da un valido cast di caratteristi, fra cui Ann-Margret e Burgess Meredith, il film riserva momenti piuttosto intensi e sa far crescere la tensione di pari passo con la follia del suo protagonista. Ma la vera star del film è probabilmente il pupazzo “Forca” (Fats the Dummy, nella versione originale), il cui aspetto è davvero inquietante e che regala attimi di crudeltà assolutamente genuini. Budget modesto ma essenziale, per una pellicola che punta più sull'introspezione che sulla spettacolarità. Scritto da William Goldman e diretto da Richard Attenborough nel 1978, prima del suo celebre “Gandhi”. Da riscoprire.
MANGIATI VIVI (EATEN ALIVE)
Cannibal-movie del precursore del genere (suo è il primo film attribuibile al filone dei cannibal-movies, ovvero "Il paese del sesso selvaggio") che non lesina in scena truculente, ma che risulta piuttosto rozzo tecnicamente e mal recitato. Una spedizione parte alla volta della Nuova Guinea alla ricerca di una ragazza ed una volta li', trovera' una setta di adepti ad un fanatico e folle reverendo e . come se non bastasse, l'intero posto è infestato da feroci cannibali. Sostanzialmente, la storia di base non è male, anche se frutto di pura "exploitation",(riprende la tematica reale del reverendo Jones, che nel 1978, causò un suicidio di massa fra i suoi adepti) e di sicuro è un minimo piu' elaborata rispetto agli altri cannibal-movie che verranno. Quel che non va assolutamente è come viene sviluppata. Senza mordente e senza capacita' di coinvolgere lo spettatore, assemblata in fretta e furia. A destar un minimo d'attenzione ci sono solo gli effettacci, i banchetti antropofagi ed una scena di stupro piuttosto cruda. Una nota di merito va anche data all'ambientazione comunque pittoresca ed affascinante. Piu' o meno lo stesso staff girerà poi "Cannibal Ferox" ,sempre diretto da Lenzi, che, pur avendo una storia decisamente inverosimile, risulterà un film di maggior impatto e ben più curato..
MASSACRO AL CIMITERO
(CEMETERY GATES)
Che il cinema horror ci abbia abituato a tutta sorta di animali feroci e mostruosi, nel filone beast-movies , è cosa ormai risaputa, specie in tempi recenti in cui, grazie alla computer graphic a basso costo, è possibile dar vita su celluloide a qualunque tipo di creatura. In questo “Massacro al cimitero”, datato 2006, lo spettatore se la deve vedere con un esemplare, ingigantito ed imbruttito per l'occasione, di Diavolo della Tasmania , che dopo esser stato oggetto di esperimenti genetici, riesce a fuggire dal laboratorio dov'era recluso grazie al maldestro intervento di una coppia di sgangherati animalisti e va a rintanarsi in un vecchio cimitero abbandonato. Mentre l'animaletto, soprannominato “Preziosa”, sgranocchia un po' di gentaglia, un gruppetto di studenti si reca nel cimitero e si mette a girare un film horror amatoriale. Ovvio che la finzione dell'orrore cederà ben presto il passo all'orrore della realtà. Goliardico a più non posso, privo di qualsivoglia pretesa che non sia quella di intrattenere e denso di momenti splatter, “Massacro al cimitero” è un grossolano ma divertente esempio di cinema trash indipendente. L'effettista Roy Knyrim, qui in sede di regia, dirige con mano non certo raffinata, ma riesce ad immergere la vicenda nello humor di grana grossa, che alla fine strappa qualche risata. Sceneggiatura pretestuosa che concatena una serie di aggressioni violente di “Preziosa” legandole assieme con un esile filo logico-narrativo. Il budget si aggira intorno al milione di dollari, investito per la gran parte negli effetti speciali che evitano l'uso della CG in favore di animatronica e lattice, come chiaro omaggio ai b-movies degli anni '80. Il diavolo della Tasmania è a volte impacciato nelle movenze ma, nel complesso, è piuttosto riuscito nelle sue fattezze mostruose e farà la gioia degli amanti del cinema weird .
MAUSOLEUM
Esempio di low-budget horror in pieno '80 style. Lo striminzito plot vede una giovane donna che ha alle spalle un passato oscuro legato al mausoleo di famiglia nel quale ,da piccola, ebbe orrende visioni dopo la morte della madre. Ma i suoi incubi ben presto prenderanno il sopravvento ed un'entità maligna s'impossesserà del suo corpo, mutandolo in una mostruosa creatura assetata di sangue. Il suo medico riuscirà a fermare la strage e le continue trasformazioni della donna affrontando il male che si cela nel mausoleo. Una sceneggiatura piuttosto confusa e senza spiegazioni chiare sulla causalità degli avvenimenti penalizza il film che di per se non è proprio malvagio. La regia è discreta e soprattutto c'è una notevole abbondanza di effetti speciali e di scene gore. Gli FX del film sono curati da John Carl Buechler , un ottimo effettista americano qui ai suoi esordi (il film è datato 1983). Niente male la mostruosa creatura in cui la donna si trasforma e notevole è la somiglianza fra questa ed il mostro di un altro horror intitolato "La Creatura" di J.P.Ouelette. Comunque nel complesso "Mausoleum" è un film guardabile e godibile ,a patto che non ci si aspetti nulla che vada oltre ad buon numero di effetti splatter.
METAMORPHOSIS :
THE ALIEN FACTOR
(DEADLY SPAWN 2 :
THE METAMORPHOSIS)
Fantahorror a base di alieni, mutazioni e splatter che era nato nel 1987 come ideale sequel di “The Deadly Spawn” ma che ebbe numerosi problemi in fase di produzione, tanto da essere terminato e distribuito solo nel 1993. Gli stessi produttori (fra cui figura Ted A. Bohus ) decisero poi di prendere le distanze da “The Deadly Spawn” e optarono per proporre il film come pellicola a se stante, svincolata da qualsiasi legame di sequel. Il semplice plot vede un laboratorio di ricerche scientifiche teatro di una tremenda vicenda. Il Dr. Foster, che sta studiando alcuni strani campioni alieni, viene contaminato ed inizia una lenta e progressiva mutazione. Nonostante i colleghi cerchino di salvarlo, il “nostro” si tramuterà in una creatura mostruosa ed assetata di sangue umano. Ed inizierà a menar strage all'interno del laboratorio. Escludendo l'elementare critica alla scienza che prevarica l'umana morale, “Metamorphosis” è un b-movie godibile, con dosi generose di splatter, qualche buon effetto animatronico e di stop-motion ad opera di Vincent Guastini, che necessita di fiumi di birra per esser gustato appieno dallo spettatore. La parte migliore è nella prima mezz'ora di film, specialmente durante la lenta, sofferente e disgustosa mutazione del Dr. Foster. Poi si scivola nel ripoff standard di “Alien” et similia. Sceneggiatura, dialoghi e personaggi all'insegna dell'improbabile e chiaramente pretestuosi. Comunque onore alla Lion's Gate che ha riscoperto questo oscuro e sfortunato horror e l'ha ridistribuito di recente in dvd.
MIRROR -
Chi vive in quello specchio ?
(THE BOGEY MAN)
Una coppia di bambini, fratello e sorella, assistono agli atti sessuali della loro discinta madre e vengono poi maltrattati dall'amante di lei. Ma la loro reazione è alquanto brusca poiché ammazzano a coltellate l'uomo. Lo specchio presente nella stanza è testimone del delitto e ne cattura il male. Quando i due bambini cresceranno e cercheranno di rifarsi una vita normale lo spirito maligno nella specchiera inizierà ad uccidere e perseguitarli. Nel catartico finale un esorcista debellerà la demoniaca presenza. Ulli Lommel è stato allievo ed attore per il grande regista Fassbinder e regista dell'inquietante horror "La tenerezza del lupo". Abbandonato il paese natio (la Germania) e recatosi in America in "nostro" si è dedicato al cinema horror realizzando una serie di pellicole low-budget. Questo "Mirror", datato 1980, risulta interessante ed avvincente solo nei primi trenta minuti per poi scadere nel ridicolo e nella confusione totale. Gli omicidi causati dallo spirito maligno sono piuttosto gore ma, in alcuni casi, anche tremendamente comici. La ragazza che viene accoppata con una "sportellata" in fronte o il ragazzino con la testa incastrata da una finestra ne sono chiari esempi. Le pretese autoriali del regista generano solo imbarazzo e la troppa carne messa al fuoco crea solo un "minestrone" su celluloide indigesto. Suzanna Love (presente in molte pellicole di Lommel) è una bella donna ma non una brava attrice e John Carradine compare in un piccolo ruolo da psichiatra nobilitando un poco questo filmetto. Esiste anche un sequel del 1983.
MONSTER
Ogni blockbuster può e DEVE avere il suo mockbuster . Questo è evidentemente il “credo” dell'Asylum, casa di produzione statunitense specializzata in cloni low-budget di film horror e fantascientifici, di imminente uscita nelle sale cinematografiche, da lanciare nel mercato home-video con alcune settimane d'anticipo rispetto ai più illustri modelli d'ispirazione. “Monster” è il palese plagio di “Cloverfield” ed è uscito in dvd con soli 3 giorni d'anticipo rispetto al debutto nei cinema americani del film di Matt Reeves. La storia è semplicemente un mescolio delle carte in tavola, l'azione si sposta dagli Usa in Giappone,più precisamente a Tokyo, dove due ragazze americane si sono recate con l'intenzione di girare un reportage di stampo giornalistico. D'improvviso nella città scoppia il caos, un violento terremoto inizia a distruggere palazzi, ed il panico si scatena nella popolazione locale. Le due giovani cercheranno scampo dalla devastazione e scopriranno che il tutto è ad opera di un mostro tentacolare, apparso dal nulla, che sta radendo al suolo l'intera Tokyo. Tutta la storia che ci viene propinata è frutto del ritrovamento, un anno dopo i tragici eventi, della videocamera di una delle due ragazze che ha registrato tutto l'accaduto. Diciamolo subito, “Monster” è un pessimo prodotto, raffazzonato ed assemblato frettolosamente senza la benché minima cura per dettagli o verosimiglianza della messa in scena. Aldilà della povertà assoluta dei mezzi, ciò che lascia basiti è la mancanza totale d'interesse nel partorire una decente idea nella sceneggiatura. Si assiste ad una serie di riprese traballanti legate assieme da un canovaccio scritto in corso d'opera, che non offre alcuno spunto d'interesse e che fa piombare nel tedio più assoluto l'intero film dopo soli 20 minuti dall'inizio. Se si escludono un paio di esterni realizzati realmente in Giappone ed una sola scena decentemente ricostruita in un set cinematografico, tutto il resto è girato nelle abusatissime locations tipiche dei prodotti Asylum che includono anonimi vicoli cittadini, pinete soleggiate e giardini pubblici. Non mostrare il mostro (scusate il gioco di parole) è una carta che può essere valida se si tenta di giocare sull'immaginazione del pubblico e sulle sopite paure umane, ma è ovvio che in “Monster” è soltanto la volontà di tagliare sui costi degli effetti speciali a dettare la scelta. Particolarmente snervante è la “tattica” di rovinare puntualmente l'immagine del nastro digitale, ogni qualvolta la creatura fa la sua comparsa in scena. Evitatelo assolutamente.
MONSTER
- Esseri ignoti dai profondi abissi
(HUMANOIDS FROM THE DEEP)
Messaggio ecologico e corpose dosi di splatter in questo b-movie prodotto dalla factory di Roger Corman nel 1980. La fauna acquatica sta mutando pericolosamente in un tratto di mare della costa americana. Nessuno se ne accorge fin quando iniziano morti e sparizioni di esseri umani. Fautori di tali misfatti sono degli umanoidi mostruosi, parte anfibio e parte antropomorfa, che uccidono gli uomini e violentano le donne per procreare e ripopolare la loro razza. Ma i mostri presto non si accontenteranno più delle vittime occasionali ed inizieranno ad invadere la terraferma. Sarà guerra aperta con gli umani. Diretto discretamente e supportato dagli ottimi effetti speciali di un Rob Bottin agli esordi, "Monster" intrattiene senza mai annoiare. La confezione della pellicola è buona, la recitazione discreta ed il budget messo a disposizione dalla produzione decoroso. Il film è una fusione fra i monster-movies degli anni '50 e l'horror splatter tipico degli '80. La pellicola trae ispirazione da "Il mostro della laguna nera" e gli umanoidi creati da Bottin assomigliano parecchio al "gillman" di Jack Arnold. Lo splatter presente soddisferà i palati più "esigenti" con mutilazioni, un parto mostruoso, sventramenti e fiumi di sangue. Del film in questione esiste anche un remake paratelevisivo datato 1996.
MONSTER DOG -
IL SIGNORE DEI CANI
Film d'esordio nel cinema horror per l'italiano Claudio Fragasso, dopo una serie di collaborazioni con Bruno Mattei, che per realizzare questa debole pellicola si firma Clyde Anderson (userà questo pseudonimo per tutti gli horror prodotti per il mercato statunitense). Un cane mostruoso semina morte in un antico maniero dove un gruppetto pop-rock (capitanato da Alice Cooper in persona!!!) deve girare un video-clip. Cosi' fra azioni ed avvenimenti senza senso si va avanti fino all'improponibile finale, in cui si scopre che lo stesso Alice Cooper è un lupo mannaro per via di un'antica maledizione di famiglia. I primi venti minuti di film pongono nello spettatore un quesito fondamentale: ma l'assassino è un licantropo oppure un famelico cagnone? Ecco la risposta alla vostra tormentosa domanda: nei primi venti minuti l'assassino è dapprincipio un cane-mostro poi si passa al lupo mannaro per via di un problema tecnico che si presento' sul set durante la lavorazione della pellicola. Il pupazzo del cane si ruppe quasi subito cosi' Fragasso & company dovettero sopperire cambiando la sceneggiatura del film ed inserendo la figura del licantropo! Solo da questo particolare potete ben immaginare di quale sia la qualità del risultato finale. Noia, dialoghi terribili, attori pessimi e poco...pochissimo gore. Qualche videoclip di Alice Cooper, inserito alla meno peggio, montaggio raffazzonato, tensione inesistente, e tanta confusione. Nonostante l'ambientazione si spacci per americana, il film è stato girato in Spagna e prodotto con fondi iberici.
MONSTER MAN
Goliardico film statunitense del 2003 che s'inserisce nel rinato filone dell'horror rurale a cui a fatto da apripista “Jeepers Creepers” di Victor Salva. E proprio a quest'ultimo, “Monster Man” si rifà chiaramente, sia nell'uso delle locations che per la figura del folle assassino motorizzato. Una coppia di ragazzi piuttosto scemi è in viaggio lungo le assolate strade del profondo sud degli States, verso un matrimonio a cui sono stati invitati. Ma i giovani ben presto si troveranno, loro malgrado, braccati da un pazzo che viaggia su un terrificante “monster truck” (ossia una sorta di enorme jeep, con ruote spropositate, che gli americani adorano realmente vedere in azione in alcuni show itineranti, mentre schiaccia automobili e compie acrobazie). Durante la fuga, i nostri ne passeranno di tutti i colori, incontreranno anche una sexy autostoppista ed infine scopriranno che i loro inseguitore non è esattamente un essere umano… Divertente e ritmato, “Monster Man” risulta più spensierato e godibile di altri prodotti del medesimo filone (vedi, ad esempio, “Wrong Turn”) e , nonostante abbia alcune pecche di sceneggiatura evidenti, coglie appieno gli obbiettivi che si era prefisso ossia inorridire e far ridere al contempo. Ottimi gli effetti speciali che non lesinano in esplosioni brutali di splatter, specie nel concitato finale (evidente omaggio a “Non aprite quella porta”) ed efficace il trucco di “Bob”, il folle e mostruoso inseguitore dei ragazzi. Ben realizzato anche il rugginoso e mastodontico “monster truck”. La regia di Davis è briosa e resta in bilico fra azione spettacolare, parodia ed horror truculento. Dignitoso il reparto recitativo (la giovane Aimee Brooks è una vera bomba sexy!) e azzeccate le desolate locations. Ottimo per una serata carica di pop-corn e birra !
MUTANT
Un paesino del sud degli Stati Uniti e' sotto contagio!Una coppia di ragazzi in viaggio scoprira' l'orrida peste generata da alcune sostanze chimiche riversate nell'acqua da un'industria locale.Gli abitanti del paese si riducono ad una sorta di Zombi dalle mani fumanti e corrosive.Sarà una dura lotta per sopravvivere e per debellare il tremendo contagio. Fanta-horror a basso costo diretto da un mestierante di genere con qualche buon effetto qua e là e con qualche scena di discreto impatto.Purtroppo il problema fondamentale del film e' che latita la tensione e che l'atmosfera cupa iniziale si mantiene ben poco e finisce con lo sfaldarsi progressivamente lasciando solo noia e senso di "risaputo". I due bravi caratteristi Bo Hopkins e Gunnar Hansen si muovono un po' spaesati all'interno della vicenda che non diverte troppo neanche loro evidentemente.
NECRONOMICON
Tre episodi ispirati alle opere ed al mondo da incubo di H.P.Lovecraft che ruotano attorno al ritrovamento del mitico "Necronomicon", il libro dei morti scritto col sangue ed impaginato con la pelle umana. Jeffrey Combs ("Re-animator", "From Beyond") veste i panni dello stesso Lovecraft e si dedica alla lettura del tomo maledetto facendo cosi' da filo conduttore per le storie che vediamo scorrere sullo schermo. Il primo episodio, diretto da Gans narra l'orrore a cui andrà incontro Edward Delapoer (ricordate il racconto "I topi nel muro"?) il quale dopo aver ereditato un sinistro maniero si troverà a fronteggiare un demone mostruoso. Diretto con mano salda ,e grazie all'uso di una suggestiva fotografia, questo segmento del film si guarda con piacere. Pecca forse di originalità ed il mostro finale non è il massimo della computer grafica ma è dotato comunque di più d'un paio di momenti da brivido. La seconda storia, opera del giapponese Okano, narra delle miracolose doti di un fluido in grado di preservare la vita del copro anche dopo la morte. Un'incauta e curiosa giornalista seguirà al vicenda fino alla sua drammatica conclusione. Piuttosto lento e prevedibile questo episodio che rappresenta una lieve battuta d'arresto per la pellicola in questione. Nella terza ed ultima storia, diretta da Yuzna, ci troviamo proiettati di colpo in un incubo assurdo. Una poliziotta insegue un criminale e si perde all'interno dei tetri cunicoli di un palazzo fatiscente. In un crescendo di panico e sinistre apparizioni la donna si troverà ad essere testimone d'una sorta d'inferno sulla terra pullulante di mostruose creature e scenari da incubo. Inoltre si scoprirà che la poliziotta è incinta ed il suo feto verrà divorato dai mostri come un agnello sacrificale. Con gli eccessi tipici del suo stile cinematografico Yuzna (autore anche del segmento-filo logico con Jeffrey Combs) firma il più bello ed il più angosciante dei tre episodi. Scenografie da incubo e creature informi scaturiscono dal nulla in un turbinio di colori intensi e bollenti. Tecnicamente ineccepibile. Nel finale di film lo stesso Lovecraft pagherà il tributo ai "Grandi Antichi" per via della sua curiosità nell'aver voluto leggere il Necronomicon.
NEKROMANTIK
Dalla germania arriva l'orrore di Buttgereit. L'orrore insostenibile, una cupa storia di necrofilia ed omicidi. Una storia di solitudine e disperazione, incomunicabilità e ricerca disperata di amore. Il cadavere e l'uomo messi a confronto, posti l'uno di fronte all'altro senza possibilita' di fuga. Le mura gelide dei quartieri di periferia, la tristezza che pervade tutto fagocitando la bellezza e deturpandola a tal punto da generare solo deviazione ed orrore. Questo e' Nekromantik prendere o lasciare. La fusione perfetta tra poesia morbosa ed horror nauseante, spinto ai limiti dell'umana sopportazione. Adoro questo film.
NEW ALCATRAZ (BOA)
Una futuristica prigione di massima sicurezza viene costruita in Antartide, per potervi imprigionare i più pericolosi criminali del mondo. Ma durante degli scavi nei sotterranei viene perforato uno strato di roccia cava, sotto la cui superficie si trova azoto liquido puro. La sostanza ha conservato intatte alcune forme di vita preistoriche, fra le quali un gigantesco serpente che non tarderà a menar strage all'interno del carcere. Conosciuto in alcune parti del mondo col titolo “Boa”, il film in questione è un fantahorror a basso budget che vanifica un discreto spunto iniziale a causa di una banalissima sceneggiatura. Il cast di scafati caratteristi è gestito male, i personaggi risultano riciclati da mille altre pellicole simili e gli vengono messi in bocca dialoghi altamente improbabili. C'è poca azione e gli effetti in computer grafica sono molto poveri, rivelando ancor di più la pochezza del budget e rendendo risibile l'ambientazione, che di “Antartide” non ha davvero nulla. Il serpente viene tenuto nella penombra il più possibile, per mascherare i limiti degli fx, ma nonostante ciò puzza di falso a chilometri di distanza. Phillip Roth, (specializzato in horror e fantascienza di serie b per la tv via cavo) dopo aver prodotto i due capitoli di “Python” e diretto questo “New Alcatraz (Boa)” deve aver pensato che l'idea del serpente gigante potesse funzionare ancora e ha colto la moda dei film-crossover, finanziando anche l'ultra-trash “Boa vs Phyton” in cui fa scontrare i due rettili protagonisti delle pellicole sopraccitate.
NIGHTMARE -
Dal profondo della notte
(NIGHTMARE ON ELM STREET)
L'orrore cambia faccia,i sogni possono uccidere. Il film-culto di Wes Craven rappresenta una vera e propria rivoluzione nel campo del cinema horror. La storia narra di alcuni adolescenti americani tormentati da incubi terrificanti che vedono sempre come protagonista un uomo ustionato che indossa un guanto con dita a rasoio. Questi altri non e' che Freddy Krueger maniaco assassino di bambini che venne arso vivo dai furibondi genitori degli stessi.Tornato dalla morte, il "mostro" esaudisce la sua sete di vendetta uccidendo i discendenti di coloro che lo arrostirono penetrando nella loro dimensione onirica. Un grandissimo horror dal piccolo budget,con dei grandissimi effetti speciali e con dei bravi interpreti.Ma la vera rivoluzione a livello cinematografico sta nel fatto che Craven ha creato un nuovo mostro sacro: Freddy Krueger l'uomo dal guanto artigliato(forse debitore pero' del conte-fantasma del film BARON BLOOD di Mario Bava) e dal viso ustionato.L'assassino che uccide nella tranquillita' del sogno,il mostro che entra nel mondo apparentemente limpido e gaio degli adolescenti americani deturpandolo e portando a galla tute le fobie piu' recondite. In NIGHTMARE e' evidente il nuovo cambio di generazione per i mostri del cinema…dall'uomo lupo, Dracula e la creatura di Frankestein ora si passa a qualcosa che non cela piu' l'orrore fra nebbie ed ombre…ora ci si trova di fronte ad un qualcosa di imprevedibile che esplode fragorosamente con una sanguinosa rasoiata.
NIGHT LIFE
Archie Melville è un ragazzo goffo spesso vessato dai coetanei, nella scuola che frequenta, e come se non bastasse, fa il becchino part-time per un'agenzia di pompe funebri dello zio (il solito impagabile John Astin), per racimolare i soldi necessari per iscriversi all'università. Una brutta notte, i bulli della scuola muoiono in un incidente stradale e vengono portati nell'agenzia dove lavora Archie. Come se non bastasse, infuria un temporale ed un fulmine colpisce il sistema elettrico del posto, scaricando un'energia incredibile sulle salme che ritornano in vita, animate dei peggiori propositi…Horror giovanilistico a base di zombie, datato 1989, pregno di humor nero, ritmato e che, a dispetto del soggetto banale, riesce ad intrattenere. Merito del regista David Acomba, perlopiù specializzato in serial tv, che riesce a definire i personaggi in modo efficace e che usa uno stile narrativo e delle scelte fotografiche che rimandano al fortunato “Ammazzavampiri” di Tom Holland. Budget limitato ma confezione decorosa, seppur il montaggio alle volte non sia esaltante, recitazione discreta (il protagonista ha fattezze che rievocano Michael J.Fox) e validi effetti speciali, con splatter dosato e di ottima fattura, ad opera di Craig Reardon. Chiaramente ci troviamo di fronte ad un prodotto “leggero”, di rapido consumo, ma che riesce a distinguersi dalla matassa di teen-horror degli anni '80, grazie all'ironia marcata e alla verve. Caduto nel dimenticatoio, vale una visione se siete in cerca di un film sbarazzino, per una serata con birra e pop corn.
NON APRITE QUEL CANCELLO
(THE GATE)
Due adolescenti riescono ad aprire uno dei cancelli dell'inferno sfruttando una frase subliminale nascosta all'interno di un disco di una band satanista. Dal varco usciranno orde di demonietti, incubi ed un mostrone gigantesco che H.P. Lovecraft avrebbe apprezzato assai. Il finale è un trionfo dei buoni sentimenti. Film canadese tutto sommato divertente, anche se piuttosto per "famiglie" , che sfrutta uno spunto semplice per creare una vicenda godibile. Tackacs mostra buon mestiere e riesce, talvolta, a creare anche attimi di tensione con frizzanti trovate. Gli effetti speciali sono opera di Randall W. Cook , abile nella tecnica stop-motion, che da vita ad alcuni mostriciattoli divertenti e cattivissimi, vero punto di forza della pellicola. Ovviamente un prodotto indirizzato ad un pubblico di giovanissimi che potrà far storcere a volte il naso per alcune ingenuità, ma che ottenne un (inaspettato) buon successo di pubblico. Nel 1992, cinque anni dopo il primo capitolo, Takacs diresse anche un sequel che definire obbrobrioso e' un eufemismo!
NON APRITE QUELLA PORTA
(THE TEXAS CHAINSAW
MASSACRE)
Nel 1974 l'orrore cambia faccia e lo fa nella maniera più cruda e spaventosa possibile. L'orrore abbraccia la realtà e diviene tangibile, angosciante e gelido come la lama di una mannaia. Un gruppo di ragazzi in vacanza "on the road" nel sud degli Stati Uniti s'imbatte in una folle famiglia di macellai che uccidono viandanti mutandoli in carne da macello. Sarà un'odissea nell'incubo più puro e solo una ragazza miracolosamente riuscirà a salvarsi. Tobe Hooper al suo esordio sforna il suo più grande film, un capolavoro che vanta innumerevoli imitazioni, tre sequel (di cui il secondo firmato ancora da Hooper) e che ha cambiato il concetto di cinema horror moderno. Nel film in questione tutto è votato al realismo, alla ricerca dello shock. Pare che la pellicola sia tratta da una storia realmente accaduta, difatti in America c'è la leggenda di questa famiglia folle che massacrava turisti per farne cibo. Ma aldilà di queste premesse (che comunque fecero grossa pubblicità al film) quel che più angoscia lo spettatore è il senso di immane degrado delle zone più povere texane, il senso di caldo afoso,sporco,snervante, in grado di alienare individui costretti a viver li' nella più profonda ignoranza e povertà. La famiglia assassina (in un breve dialogo) viene definita un tempo prosperosa ed estremamente lavoratrice, poi con l'avvento dell'industrializzazione anche nel campo del macello del bestiame si è ritrovata sorpassata ed ha perso tutto il lavoro. C'è dunque un forte tono di protesta sociale, in questo film, che colpisce indirettamente la mente dello spettatore comunque sconvolta dalla violenza (non eccessivamente splatter ma comunque d'effetto). Inoltre "Non aprite quella porta" resta nella memoria anche per l'ingresso di una delle figure d'assassino che hanno caratterizzato il genere horror moderno ovvero Leatherface (dall'inglese letteralmente "faccia di cuoio") che con motosega vibrante alla mano (quando insegue le bionde urlanti non si puo' far a meno di paragonare l'utensile a motore ad un chiaro simbolo fallico) si copre il volto con maschere aderenti fatte con pelle umana. In definitiva un film che lavora con gli incubi materiali e con quelli paranoico-mentali ottenendo un effetto devastante. Hooper, da qui in poi, inizierà ,a livello registico, la sua lenta parabola discendente azzeccando ben pochi film e firmando il più delle volte pellicole di mediocre fattura.