ALIENANTE


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E - F

Recensioni Film

EROTIKILL - FEMALE VAMPIRE

Linda Romay (la moglie dello stesso regista Jess Franco) interpreta Irina, vampira dai gusti assai particolari. E' l'ultima discendente di una stirpe di vampiri che per nutrirsi debbono aver un rapporto sessuale con gli umani. Irina miete vittime maschili in gran quantità finchè non gli capita la disgrazia d'innamorarsi! L'epilogo sarà assai tragico..disperata la vampirona si suiciderà annegandosi in una vasca da bagno (!??!). Ancora un incredibile trash che ci viene propinato dal leggendario Jess Franco. Lo spettatore assiste incredulo alle gesta della fascinosa vampira che si accoppia in scene soft-porno e che gira seminuda (ha solo un mantellino a coprirle di rado le grazie) per tutta la durata della pellicola. I dialoghi sono dementi ,la recitazione è davvero improponibile e le musiche lasciano perplessi. C'è una scena che credo mi rimarrà impressa nella mente per tutta la vita: dopo aver ucciso la sua prima vittima, Irina ci mostra il suo bel corpo cimentandosi in una camminata frontale verso l'obbiettivo della telecamera fissa che la inquadra. Cosi' la vampira cammina…cammina…cammina fino a sbattere il mento contro l'obbiettivo!!! E' incredibile che questa ridicolissima scena non sia stata tagliata durante la fase di montaggio! Beh detto ciò sapete a cosa andate incontro se per caso vi dovesse balzare in mente la folle idea di noleggiare questa porcheria.



EVIL ALIENS

Dall'Inghilterra ecco giungere nel 2005 questo esuberante esempio di cinema horror indipendente, realizzato in video, che non lesina in splatter e comicità pecoreccia. Una troupe televisiva, che si occupa di una trasmissione dedicata ai fenomeni “ufologici”, si reca in una zona del Galles dove pare che sia avvenuto un caso di rapimento alieno. Scopriranno, loro malgrado, che gli alieni effettivamente frequentano il posto e che sono animati da istinti a dir poco feroci. Una storia trita e ritrita è solo il pretesto del film per mettere in scena una serie di situazioni deliranti, spesso apertamente comiche ed ancor più spesso grondanti splatter. Il regista West dirige in modo dinamico la vicenda e non si prende mai sul serio. Vantando una lunga esperienza da montatore, West fa dell'editing video, serrato e virtuoso, l'arma vincente del film in questione. Si ride abbastanza per le varie gags, anche se la comicità è di stampo bieco, con continui ed insistiti riferimenti sessuali. Il reparto recitativo si comporta diligentemente e i validi effetti speciali sono volutamente esagerati, sia sul versante splatter che su quello degli interventi in CG che , con uno stile da cartoon, non hanno preteste realistiche ma anzi vogliono apparire il più possibile farseschi e ridicoli. La sceneggiatura non riserva spunti o soluzioni particolarmente originali ma cita a più non posso una miriade di titoli horror del passato fra cui “Bad Taste” e “Splatters” di Jackson (a cui si rifà anche molto la regia stessa di West), “Predator”, “Phantasm”, “La Casa 2” e molti altri ancora. Piacevole anche la vena “politically non-correct” che pervade il film, su cui avrà di certo avuto influenza il produttore Tim Dennison, che in passato ha già seguito questa linea di pensiero scrivendo, producendo e recitando nel folle “Revenge of Billy the Kid”.



EVIL ED

Raro esempio di horror/splatter svedese che ha sofferto per tre anni e mezzo prima di venir completato e distribuito nelle sale. Tutti questi problemi vanno attribuiti alla feroce censura del paese scandinavo che ha tormentato il regista ed il produttore del film in questione, tentando di boicottarne la realizzazione. Non a caso, difatti, la storia narra di un montatore di pellicole obbligato e censurare pesantemente i film horror che il suo distributore-vessatore gli affibbia. Il poveraccio, costretto ad un lavoro continuo e stressante finisce con l'impazzire ed incomincia a fare a fette chi gli capita a tiro. Sarà un'ecatombe. Semplicemente geniale la forma di protesta espressa da questo film che con humor nerissimo sottolinea l'inutilità della censura (e anche i suoi effetti estremamente deleteri eh eh). Numerose le spassose citazioni di film horror lungo il corso della pellicola ed evidentissimi i debiti con "La casa (Evil Dead)" di Raimi. Addirittura il folle maniaco del film si chiama Sam Campbell , simpatica fusione dei nomi del regista (Sam Raimi) e del protagonista (Bruce Campbell) del film sopracitato. "Evil Ed" è un film economico nei mezzi ma di buona fattura con abbondanza di movimenti frenetici di steadycam e con generose dosi di splatter. Buona la recitazione ed esilarante la sequenza di scontro a fuoco in stile western fra un soldato ed il maniaco omicida. Per concludere posso dire semplicemente che questo è un horror fatto intelligenza e grande senso d'ironia. Peccato che in Svezia non tutti la vedano cosi'…Stop censorship!



EVIL TOONS

Un gruppo di avvenenti ragazze si reca a vivere in una vecchia mansione ed una di loro scopre un antico libro fra le cianfrusaglie in soffitta. Incautamente il tomo viene aperto, sfogliato ed infine letto, liberando cosi' inavvertitamente una sinistra presenza (una sorta di lupo mannaro fatto a cartone animato) che possiedera' una ad una le giovani, trasformandole in folli assassine. Fred Olen Ray è uno dei registi leggenda all'interno del cinema di serie z, da molti è considerato addirittura come uno dei peggiori registi viventi al mondo. La pellicola in questione è davvero deprimente. L'interessante idea di fare un horror-demenziale in stile "Chi ha incastrato Roger Rabbit?", con una creatura a cartone animato che interagisce con attori in carne e ossa, è vanificata da una profonda incapacità narrativa e da pessime ,seppur dalle forme generose, attricette. C'e' anche una comparsa di John Carradine che biascica maledizioni e se ne sta davanti alla telecamera in tutta la sua carismatica decrepitezza. Un'ultima curiosita': il lupo mannaro a cartone animato è stato disegnato da Chas Balun, il leggendario critico di cinema Gore americano.




EX DRUMMER
(MY WAY IS THE HIGHWAY)


Tratto dal romanzo di culto di Brusselmans Herman , “Ex Drummer” è una produzione belga del 2007 che s'immerge nel mondo dello “scum punk” con il vigore della commedia nerissima e surreale, intrisa di atmosfere luride e carica di splatter . Uno scalcinato trio di disabili (uno stupratore con problemi di articolazione labiale, un tossico mezzo sordo ed un ragazzo gay dal morboso rapporto materno) ha intenzione di creare un band punk con cui partecipare al più importante raduno rock fiammingo. In cerca di un batterista per il gruppo i “nostri” si rivolgono a Dries, scrittore cinico e di grande successo, poiché sono convinti che un elemento popolare potrebbe garantire fortuna alla band. Dries accetta e s'inventa come personale handicap quello di non saper suonare la batteria (!!?). Nascono i “The Feminist” e la discesa nel vortice del degrado e della violenza ha inizio. Dries, dall'alto della sua ricchezza, cultura ed intelligenza diverrà ben presto il leader della band e sfrutterà questo potere a suo piacimento, senza pietà per nessuno… Shockante, politicamente scorretto, sfrenatamente nichilista, “Ex Drummer” è un film che vive di una narrazione sincopata, fatta di situazioni che sovente calcano la mano nello squallore generato dai più bassi istinti umani. E proprio come feroce (anche se talvolta si subodora furbizia da parte del regista Mortier) critica nei confronti dell'uomo e della società si pone l'opera in questione che mostra un mondo ai margini di tutto, dove l'unica possibilità di fuga è rappresentata da una musica che lascia esplodere rabbia, frustrazione e disperazione. In questo quadro degradato, dove droga, violenza e sesso primitivo paiono rappresentare il linguaggio comune, si muove la figura cinicamente borghese e arricchita di Dries che, quasi a voler distruggere le proprie origini proletarie, sfrutta il potere per assoggettare i più deboli, da utilizzare come cavie per “ispirazione da scrittore” o più semplicemente come oggetti di mero divertimento e sfogo. Koen Mortier, all'esordio nel lungometraggio, fornisce una prova di regia molto tecnica e virtuosa seppur ammanti il suo stile di sporcizia ed utilizzi, a tratti, la camera a spalla in modo epilettico e nauseante. Sangue, omicidi, amputazioni, deiezioni, sesso brutale ed altri orrori assortiti vengono sparati in faccia allo spettatore in grande quantità e rendono talmente smaccata la violenza da avvicinarla a quella di cartoon malato e pornografico. Anche per questo motivo “Ex Drummer” funziona più nei momenti estremi che nella sua interezza e non fornisce (volutamente) alcun trasporto empatico nei confronti dei personaggi che lo affollano. Efficace la colonna sonora che annovera numerose band punk e che vanta una spiritata cover di “Mongoloid” dei Devo e devastante la rappresentazione finale del raduno rock fiammingo, con i vari cantanti che si comportano in perfetto stile GG Allin.



EQUINOX


Bizzarra piccola produzione, datata 1970, che pare abbia ispirato il celebre “La Casa (Evil Dead)” di Sam Raimi. Effettivamente le similitudini, nel plot e nell'utilizzo di alcune creature mostruose, non mancano anche se “Equinox” è un prodotto decisamente più modesto rispetto al capolavoro di Raimi. La storia vede un gruppo di giovani che si mette alla ricerca di uno scienziato, scomparso in un'impervia zona boschiva. Durante il viaggio i ragazzi ritrovano un antico libro, contenente formule di magie nera e studi di demonologia. Improvvisamente mostruose creature si materializzano dal nulla e cercano di fare la pelle al gruppetto nonché di recuperare il libro per consegnarlo nelle mani del demonio stesso. Sin dal semplice plot è evidente come le similitudini fra questo film ed “La Casa” siano piuttosto palesi. “Equinox” nacque nel 1967 come cortometraggio realizzato da un gruppo di studenti e, attirata l'attenzione di una casa di distribuzione, fu acquistato e reso un vero e proprio lungometraggio con del girato aggiuntivo realizzato dal produttore e regista Jake Woods. Il risultato è un film sicuramente ingenuo e didascalico, non privo però di momenti di discreto intrattenimento e di effetti speciali in stop-motion (realizzati da un giovanissimo Dave Allen) pregevoli seppur molto economici. Un film bislacco, che seppur non brilli in campo tecnico e nella recitazione, si lascia vedere con un sorriso in volto e non senza regalare qualche piacevole sorpresa.

FANTASMI DA MARTE
( JOHN CARPENTER'S
GHOSTS OF MARS)

Siamo su Marte in un futuro prossimo venturo ed è iniziato il processo di colonizzazione del "pianeta rosso". Un gruppo di poliziotti si sta recando verso una colonia-carcere per prelevare un pericoloso criminale (detto "Devastazione" Williamson). Al loro arrivo sul posto non trovano anima viva e dopo una breve ricerca scoprono che molti degli abitanti del luogo sono morti decapitati ed appesi come quarti di bue al soffitto. Inizialmente tutti i sospetti della strage ricadono su "Devastazione" ma ben presto verrà alla luce un'altra, e ben più terrificante, realtà. Difatti una forza primigenea (che un tempo aveva vissuto e dominato su Marte) ha contagiato la maggior parte degli abitanti del posto e li ha resi feroci e mortalmente aggressivi. Cosi' i poliziotti si troveranno asserragliati dai mostruosi invasati ed ingaggeranno con essi una spietata battaglia. Il nuovo film di Carpenter è un "signor" b-movie carico d'azione e di atmosfere apocalittiche. E' una sorta di western-horror-fantascientifico che riprende il discorso aperto con il precedente "Vampires" e ne estremizza la velocità e la violenza. Ci sono decapitazioni e mutilazioni in quantità realizzate con gli ottimi effetti del trio Nicotero, Berger, Kurtzman e delle scenografie veramente da brivido. Carpenter dirige con mano solida e si diverte a riempire il film di citazioni a non finire; si va da "Non aprite quella porta" (uno degli invasati strappa la faccia ad un disgraziato e poi se la applica al volto) a "Nightmare" (un altro dei folli ha una mano artigliata che fa il verso a Freddy ehehe) passando per "Hellraiser" ( i pazzi si infilano nelle carni catene, lame e ferraglia varia). Interessante anche l'idea di rendere gli invasati simili ad una tribù d'indiani ed ovvio il reazionario riferimento agli antichi indigeni d'America sterminati dai bianchi e bramosi di riprendersi la loro terra (in questo caso Marte). I personaggi del film sono sopra le righe ( in stile "Distretto 13" oppure "Fuga da New York") e caratterizzati da una rozzezza marcata esageratamente, vedi ad esempio la poliziotta drogata ( interpretata dalla formosa Natasha Henstridge). Infine eccellenti, come sempre, le musiche del film composte dallo stesso Carpenter che riesce a creare ritmi ossessivi e martellanti. Ovviamente non ci troviamo di fronte ad un capolavoro ai livelli di altri lavoro del regista americano, ma di certo questo "Fantasmi da Marte" è un ottimo prodotto carico di tensione che vi strapperà più di un brivido.



FEAST

Splatter, commedia, fantahorror e altro, sono gli ingredienti che compongono “Feast” produzione dell'insolito trio Matt Damon/Wes Craven/Ben Affleck e diretta da John Gulager, figlio del buon caratterista Clu Gulager, tra l'altro presente nel film nei panni di un rozzo barman. La trama è estremamente semplice: uno sparuto gruppo di disperati sta passando la notte in un sordido bar lungo uno strada statale. D'improvviso si presenta nel posto una coppia malridotta, inseguita da una famigliola di brutali creature assetate di sangue e sesso. Il gruppo, messo sotto assedio nel bar, dovrà lottare per la sopravvivenza. Tanto ritmo ed uno stile di regia che mescola echi alla Rodriguez (evidente l'ispirazione presa dal suo “Dal Tramonto all'Alba”) e taglio da videoclip frenetico. Sangue a vagoni, effettacci splatter di ottimo livello e tanta ironia di grana grossa. “Feast” diverte esattamente per 95 minuti, ovvero la sua durata complessiva, e poi si dimentica rapidamente. Vuoi perché non offre alcun spunto originale, vuoi perché già diversi horror hanno ultimamente percorso, con buoni esiti, la strada della commedia/splatter (a partire dall'ottimo “Shaun of the Dead” per finire con il recente “Evil Aliens”) e vuoi perché ogni colpo di scena risulta prevedibile con largo anticipo. Anzi, spesso “Feast” tende a replicare le stesse situazioni, cambiando solo i personaggi che le vivono al momento, ma lasciando invariato lo schema con cui sono costruite. A parte queste osservazioni, c'è comunque da dire che lo spasso non manca cosi come alcuni momenti “gustosamente disgustosi” (in primis, i frenetici accoppiamenti con persone e cose inanimate, di un mostriciattolo saltellante) e che i valori tecnici e recitativi in campo sono di tutto rispetto. Manca solo quel quid per rendere “Feast” un piccolo cult.



FIDO

Commedia horror canadese del 2006 che rivisita lo zombie-movie trasportandolo nell'america degli anni '50 e usando la figura del morto vivente come escamotage per mettere a nudo l'ipocrisia e le falle di una società apparentemente brillante, gioiosa e patinata ma in realtà piena d'ipocrisia, repressa, disgregata fin dalle basi (famiglia in primis) e terrorizzata dal “diverso”. La storia vede un improvviso resuscitare dei morti dalle loro tombe ed il conseguente caos che si scatena, quando i defunti iniziano a sgranocchiare i vivi. L'invasione viene inizialmente repressa, poi controllata ed infine sfruttata da una multinazionale che, attraverso un particolare collare elettrico, riesce a rendere “addomesticati” gli zombi. Questi ultimi vengono poi acquistati dai cittadini ed usati per svolgere tutte le mansioni casalinghe, dal falciare i prati all'innaffiare fiori, stendere bucato, portare a spasso i cani, servire il pranzo ecc… Avere uno zombi come servitù, diventa la moda. E così anche il giovane e complessato Timmy vede arrivare in casa Fido, un morto vivente che svolgerà i lavori più umili, con cui ben presto instaurerà un vero rapporto di amicizia. Ma il collare di Fido è difettoso e, quando non funziona, il “nostro” divora chi gli capita a tiro. Arriveranno ovviamente guai a non finire… Miscelando humor nero, zampillate di gore, dialoghi efficaci ed avvolgendo il tutto in un'atmosfera retrò , ottimamente resa dalla fedele ricostruzione scenica e dai costumi curati, “Fido” è un prodotto curato e di buon intrattenimento che, come già detto precedentemente, non nasconde un'acida critica nei confronti della società. I colori sgargianti, i sorrisi artefatti dei personaggi, gli atteggiamenti moralistoidi e falsamente puritani, il mai sopito istinto umano verso il sopruso e lo schiavismo, l'incomunicabilità fra adulti e bambini, il consumismo cieco, la forza e la violenza come unico linguaggio risolutore. Tutto questo, e molto altro ancora, ci viene narrato attraverso gli occhi dello zombie Fido, che attonito rimbalza fra le mura erette dagli uomini attorno a lui e, soprattutto, attorno a se stessi. Il punto debole è forse lo sviluppo, piuttosto convenzionale e prevedibile, del rapporto umano che si viene a creare fra lo zombi e la famiglia che gli ruota intorno ma le ottime prove del cast (Dylan Baker, Billy Connolly, il giovanissimo K'Sun Ray e, su tutti, una splendida Carrie-Anne Moss ) riescono a rendere brillanti i personaggi della vicenda. Buono il make-up dei morti viventi, curato da Todd Masters, che ci regala anche qualche piacevole momento “al sangue”. Costato circa 8 milioni di dollari, il film è stato purtroppo un sonoro flop al botteghino. Recuperatelo se potete, ne vale la pena.




FRANKENFISH

Nei laghi statunitensi, precisamente nel Maryland, nel 2002 c'è stata un'invasione di “Snakeheads”, voracissimi pesci orientali che, pare, siano stati originariamente importati negli U.S.A. per le carni prelibate da servire nei ristoranti cinesi. Come poi siano finiti in libertà è ancora da accertare (si pensa che per via della quantità eccessiva importata e delle scarse vendite, qualche furbone abbia deciso di disfarsene nei fiumi) ma il problema è stato consistente, minacciando un disastro ecologico. L'industria low-budget cinematografica, si getta cosi' sulla notizia ed avvia un mini-filone che ha per protagonisti questi bizzarri e carnivori pesci, in grado anche di vivere per quasi tre giorni fuori dall'acqua. “Snakehaed terror”, “Night of the Snakhead fish”, “Swarm of the Snakehead” ed infine questo “Frankenfish” che, probabilmente, è anche il migliore fra i film citati. A seguito di alcune morti violente, in una palude, un poliziotto ed una biologa si recano sul posto per capire cosa stia accadendo. Ovviamente faranno un brutto incontro con alcuni mostruosi e giganteschi “Snakeheads”, frutto di un esperimento genetico, atto a creare una nuova razza per la pesca avventurosa ma, ovviamente, andato storto. Prodotto da Sci-Fi Channel, canale della tv via cavo Americana, e diretto da Dippè, che in passato aveva deluso con “Spawn”, il film riesce a divertire nonostante il budget limitato e pur non offrendo originalità alcuna. Saltando la prima mezz'ora in cui nulla accade, la pellicola aumenta di ritmo quando inizia l'assedio da parte dei pesci mutanti. Debitore nei confronti di “Tremors”, il film abbina mostri, ironia (spesso non disprezzabile) e molto gore (il tasso è sorprendentemente alto, considerato poi che è una produzione tv). Gli “snakeheads” , realizzati in CG discretamente, ci danno dentro e mutilano, decapitano e divorano a più non posso. Scena memorabile: un rude pescatore uccide uno “snakehad” e poi gli strappa l'enorme cuore, lo cuoce alla griglia e se lo mangia ! Gli amanti del cinema di “genere” italiano resteranno piacevolmente sorpresi nel trovare la “vecchia conoscenza” Tomas Arana nel film.



FREDDY VS JASON

Dopo anni di attesa, rimaneggiamenti e stravolgimenti di sceneggiatura, repentini cambi in sede di regia (fra i tanti nomi, anche il mago fx Rob Bottin), rifiuti da parte di produttori e distributori, ecco giungere l’epico scontro fra i titani dell’horror anni ’80. Freddy, indebolito dal fatto che la gente di Springwood, oramai immemore delle sue crudeli gesta, non prova più terrore nei suoi confronti, decide di resuscitare il buon vecchio Jason (interpretato da Ken Kirzinger, invece che dal consueto Kane Hodder). Cosi’ penetra nei sogni del massacratore di Crystal Lake e lo fa risorgere dalla tomba, infuriato più che mai. Il buon vecchio Jason inizia ad uccidere e la paura fra la gente ricomincia a crescere. Freddy riacquista forza ed è pronto ad infestare di nuovo i sogni dei teenagers ma…Jason non è proprio la marionetta ch’egli credeva. Sarà dunque guerra aperta fra i due mostri. Il film tralascia lo spessore simbolico dei due “cattivoni” e si cura principalmente d’intessere una vicenda piena d’azione e gore. Lo svolgimento è quello tipico di tanti neo slasher attuali con l’aggiunta di una dissacratoria quantità d’ironia che permette allo spettatore di ridere e divertirsi abbastanza. La regia di Ronny Yu (“La sposa di Chucky”) è ritmata, specie nella seconda parte di film, ed abbonda in rallenty enfatici e movimenti di macchina serrati. Ottima la dose di effetti speciali con numerosi momenti di sano splatter e sangue a fiumi. Ovviamente il film va preso per quel che è, ovvero una “baracconata” rutilante e volutamente trash dove la sceneggiatura traballante annaspa mentre Freddy e Jason fanno sfaceli. Lo scontro finale fra i due mostri, a suon di kung-fu (Freddy sembra Jackie Chan !!!) e colpi proibiti, è parodistico e fracassone, ma non per questo meno divertente. Fondamentalmente, basta tornare un po’ bambini per godersi appieno questo “Freddy vs Jason” .




FREAKSHOW

Oscuro horror antologico del 1989, di matrice canadese, che ha faticato notevolmente per trovare, diversi anni dopo la sua realizzazione, una distribuzione in home-video ed è ancora oggi piuttosto difficile da reperire. La storia vede una cinica giornalista, testimone (e manipolatrice) di una strage avvenuta davanti ad un cinema, finire all'interno di una specie di museo dei “freak”, gestito da un bizzarro individuo. Questi porta la donna dinanzi ad una serie di creature, conservate in teche di vetro, in grado di rendere reali gli orrori e le fantasie perverse, nascoste nei più reconditi antri dell'animo umano. Con questo pretesto assistiamo a quattro blandissime storie horror, si suppone partorite dalla mente deviata (e poco fantasiosa, aggiungerei) della giornalista. Un tossico che lotta con un perfido cagnolino, per recuperare la sua dose di eroina. Un pizza-boy che deve effettuare una consegna la notte di Halloween in Bram Stoker Street (sigh…). Una ragazza vittima di morte apparente, a causa di una droga sperimentale, rischia di essere sepolta viva. Una coppia di becchini usa il terreno del cimitero per risanare i manti erbosi dei campi da golf (ri-sigh…). Ovvia la vendetta dei “residenti” del cimitero. Tale Constantino Magnatta , qui alla sua seconda ed ultima (finora) opera, sembra prediligere ambientazioni degradate e storie di orrore metropolitano e, almeno nei primi venti minuti di pellicola, costruisce un prodotto bizzarro con contaminazioni visive anni '80 miste ad atmosfere fortemente retrò . Purtroppo però, quando si entra nel vivo della vicenda, le storie horror si dimostrano di una prevedibilità e di una pochezza tecnica disarmanti. Accodandosi alla moda della horror-comedy , in voga alla fine degli anni '80, Magnatta ci mette dentro humor di grana grossa che, più che far sorridere, lascia perplesso lo spettatore. Modesti tutti i segmenti e modesti gli effetti speciali, con il nadir assoluto che si tocca nell'episodio del pizza-boy che si trova, in una location decisamente squallida, a confrontarsi con le più goffe e sgraziate ragazze vampiro mai viste al cinema. Oltretutto c'è anche una venatura, neanche troppo celata, di aperto razzismo nei confronti degli italiani, che gestiscono la pizzeria nella vicenda e spediscono il ragazzo a fare la consegna. I nostri compaesani all'estero vengono dipinti a tutto tondo come volgari, sessuomani, avidi, ignoranti e pure furfanti. Ora, non è che io sia mai stato strenuo difensore del concetto Italians do it better , però farsi prendere per il culo da Constantino Magnatta mi sembra eccessivo…

FROM BEYOND -
TERRORE DALL'IGNOTO
Jeffrey Combs nel film interpreta il solito scienziato folle che inventa un macchinario in grado di materializzare mostruose creature. In realtà questi mostri esistono da sempre solo che sono invisibili ai nostri occhi come noi ai loro. Il macchinario è in grado di renderli visibili ma ha ancheil piccolo inconveniente di aprire un varco fra queste due dimensioni parallele. Dall'ingresso che si viene a creare alcune entità cosmiche passeranno nel nostro mondo e possiederanno lo scienziato ed i membri della troupe generando un incubo progressivo. Un film davvero particolare questo "From beyond" che mescola atmosfere alla H.P. Lovecraft con gli eccessi horror tipici di Gordon( qui alla sua seconda opera dopo il CULT "Re-animator"). Una pellicola non del tutto riuscita anche perchè la seconda parte è piuttosto deboluccia e manca della tensione che si è venuta a creare nella prima mezz'ora. Eppure ci sono colpi di genio che brillano ogni tanto ed il prodotto è sicuramente audace e ben ritmato. Allucinati gli effetti speciali con trasformazioni disgustose e mostri orrendi che fagocitano persone. Una delle produzioni più interessanti della defunta Empire di Charles Band.



FRONTIÈRE(S)

Durante le sommosse dell'ottobre 2005 nei sobborghi di Parigi, un gruppetto di scalmanati compie una rapina e sfugge alla polizia approfittando del caos generale. Diretti verso la campagna, i ladri cercano momentaneo rifugio presso una locanda isolata. Sarà l'inizio di un incubo sanguinario poiché i giovani finiranno fra le braccia, per nulla amichevoli, di una famiglia di psicotici neo-nazisti con predilezione per il cannibalismo e la tortura. Realizzato nel 2007 e presentato come il nuovo feroce horror transalpino, “Frontière(s)” ha una confezione impeccabile ed una violenza grafica disturbante ed è sostenuto da un cast decisamente valido. Un film che ribadisce, come se ce ne fosse ancora bisogno, la condizione di grande salute ed attenzione di cui gode il cinema francese di genere attualmente. Estremamente curato fotograficamente e scenograficamente, il film è diretto con mano ispirata dal talentuoso Xavier Gens,forte dell'esperienza maturata sui set americani, che miscela bene stile narrativo di stampo europeo con tagli d'inquadratura e montaggio che rimandano al cinema statunitense. Ma nonostante questi lati molto positivi, purtroppo il film soffre di una sceneggiatura che rielabora il solito “The Texas chainsaw massacre”, mescolandolo con situazioni alla “Hostel” e con personaggi presi in prestito dall'iconografia sleaze di Rob Zombie (uno su tutti, la biondona adescatrice e assassina, che sembra la copia made in france di Sheri Moon). Il sottotesto di intolleranza, sociopatia e violenza suggerito dall'iniziale introduzione nella rivolta parigina e sottolineato dalla presenza dei nazisti in seguito, viene solo abbozzato ed usato in realtà come pretesto per imbastire un classico horror violento e sporco, che si adegua al filone che ora va per la maggiore. “Frontière(s)” vive di momenti, di esplosioni di violenza, di atmosfera lurida e fangosa, eccelle nella resa visiva ma inciampa nel plot stantio. E' un peccato, perché a fine visione il film rischia di svanire rapidamente dalla memoria.



FUNNY MAN

Max Taylor gioca una partita a poker con un anziano signore (Cristopher Lee) e vince, come posta in palio, le chiavi della sua mansione in Inghilterra. Lieto per il premio, l'uomo si reca con tutta la famiglia nella casa, seguito dallo strambo fratello che si porta dietro anche alcuni suoi bizzarri amici. Nessuno di loro sa che la dimora è abitata da una malefica entità vestita da giullare che si diletta nell'uccidere le persone. Il nanerottolo trasforma la villa in una sorta di labirinto in cui crea situazioni allucinanti dove le vittime muoiono nei modi più deliranti. Questo horror demenziale inglese nasce sulla scia del buon successo che ha ottenuto un altro b-movie dal titolo "Leprechaun". Il funny man deve molto, nelle sue sembianze, al perfido folletto del film sopracitato. Cristopher Lee fa un breve cameo per nobilitare la vicenda che comunque risulta divertente. Ovviamente non ci troviamo di fronte ad un film dalla trama particolarmente intelligente, ma dal lato prettamente visivo ci sono diverse scene che possiedono fotografia e scenografie da incubo. La stessa dimora del funny man è delirante con pavimenti che ricordano cruciverba, porte che danno nel nulla, gallerie con statue inquietanti. Forse la carica comico-grottesca è eccessiva e stucchevole a tratti, ma il gore non manca e gli effetti speciali sono di buona caratura. Cito una scena del film: due uomini stanno passeggiando all'esterno della villa. Ad un tratto trovano una testa mozzata in mezzo ad un prato. Essendo nella penombra, questa viene scambiata per un pallone da soccer. Uno dei due la calcia violentemente ed esclama :" nemmeno il più bravo portiere del mondo avrebbe potuto parare questo tiro!". La testa-pallone spiove verso una porta da calcio emersa dal nulla e, mentre sta quasi per fare goal, il funny man (vestito con tanto di tuta da portiere!?!) si tuffa e la para!!! Ho voluto citare questa scena per farvi capire il tipo di film con cui avrete a che fare in caso vi capiti di noleggiarlo…



FUTURE-KILL

Produzione americana del 1985 di rara inconsistenza che gabba l'incauto spettatore con una bellissima locandina , realizzata da H.R. Giger (a quanto pare sotto supplica del regista stesso), e sciorina nel cast la reunion di due attori dello storico “Non aprite quella porta”, ovvero Edwin Neal e Marilyn Burns. I pregi, se così li vogliamo definire, di “Future Kill” però si fermano qui. Già la trama fa presagire puzza di trashone con i consueti collegiali, che per superare l'immancabile prova della confraternita di turno, devono recarsi nei bassifondi della città e rapire il capo dei “Mutanti”, un movimento pseudo-post-punk che protesta contro l'inquinamento e la radioattività. Durante il goffo tentativo di rapimento interviene “Splatter”, un pazzo e violento membro dei “Mutanti”, che coglie l'occasione per uccidere il capo della banda, prenderne il posto e far ricadere la colpa sugli stupidissimi collegiali. Questi si troveranno così l'intera gang alle calcagna e dovranno lottare disperatamente per sopravvivere. Disastroso incrocio fra “I guerrieri della notte”, per il plot e lo sviluppo della vicenda, “Animal House”, per la goliardia giovanilistica, e “Nightmare” di Wes Craven, per il look dal guanto armato di rasoi del cattivone “Splatter”, “Future Kill” lascia basiti per l'incredibile pressappochismo di regia, montaggio, sceneggiatura e recitazione. Terrificanti dialoghi messi in bocca ad attori allo sbaraglio, vestiti da perfetti idioti e contonati oltremodo e gags di stampo pseudo-comico-pecoreccio decisamente deprimenti. Ma non basta ! Musiche da sintetizzatore, tipicamente anni '80, notevolmente brutte ed effetti speciali dozzinali che regalano oltretutto pochissimi momenti splatter . A questo minestrone aggiungete tanti scivoloni nel comico involontario, interminabili inseguimenti nei quattro vicoli in croce che rappresentano le uniche scenografie del film e dei combattimenti corpo a corpo coreografati da una maestra d'asilo. Primo (ed unico) film del regista.


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